Ventimiglia, cioè…?

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Sto preparando questo articolo la domenica 27 marzo 2022, che è la giornata mondiale del teatro. È dal 1962 che si festeggia questo importante mezzo di cultura e di spettacolo. Ma la stessa giornata è pure una domenica di quaresima, e precisamente la domenica “laetare”. Io questo termine l’ho sentito, e non letto, e allora in un primo momento avevo pensato a domenica “letale”, ma questo aggettivo poi cozzava con il significato della ricorrenza. Ripensandoci un attimo, ho ricostruito la radice della parola, e quindi ho capito che si celebrava la domenica della letizia, perciò non certamente letale.

È interessante cercare di vedere la radice di una parola, per capirne appieno il significato attuale. Ecco che rimpiango di non aver sfruttato meglio le ore di latino e di greco, che mi avrebbero aiutato nel capire il senso di molte cose.

Tra le parole italiane che mi pare interessante cercare di interpretare è la località ligure di Ventimiglia che si trova vicina al confine con la Francia, e che da una piccola indagine con gli amici, è da molti ritenuta distare 20 miglia da…? Forse dal confine, o da Genova, o da Nizza, o ancora dal Principato di Monaco. Nossignori: Ventimiglia dista 34 chilometri, cioè circa 20 miglia dalla località di Badalucco (prov. Imperia). Ma non si chiama così per quanto detto qualche riga sopra, poiché l’etimologia ci dice che la località in passato si chiamava Albom Intemeliom, cioè città dei Liguri Intemeli, e con successive modifiche nei secoli si è arrivati al termine usato oggi. Quindi è errato senz’altro un cartello stradale, visto in un servizio televisivo, che indicava la strada verso la località di “XX MIGLIA”.

Pensando all’etimologia, può venire il dubbio se i termini “zucca” e “zucchero” abbiano una radice comune. Così non è: “zucca” deriva dal latino cucutia, mentre per lo “zucchero” si deve risalire all’arabo sukkar.

E cosa dire di “miniatura” e “mini”? Intanto vediamo cosa dicono i vocabolari: miniatura è definita “l’arte di dipingere in piccole proporzioni, per lo più con scrupolosa finezza e copia di particolari e di effetti decorativi; modellino di ambienti, paesaggi, luoghi, edifici su scala ridotta, impiegato in sostituzione della scena reale nelle riprese cinematografiche”; mini invece è “primo elemento di composti formati modernamente, col significato di dimensione ridotta o di scarsa entità (minigonna, minigolf) o addirittura come prefisso diminutivo nel caso di termini che non si prestino ai tradizionali suffissi (minicoscienza, minipudore, minifestival, mininotizia, miniriforma) ovvero per pura e semplice civetteria (miniombrello, minidivano, minisala)”. Insomma, entrambi i vocaboli indicano qualcosa di piccolo. Però, stranamente, le due parole non hanno origine comune: miniatura deriva dal latino “minium” poiché una volta si creavano con il minio, mentre mini deriva dal latino “minus” che significa meno.

Insomma, una sbirciata al vocabolario (pure a quello latino o greco), certe volte ci può indicare come interpretare anche parole di uso comune.

Giorgio Dendi