Verdini, il banchiere in bancarotta che sussurrava ai potenti

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È un banchiere in bancarotta, che ha sempre avuto il pallino della politica. L’ex senatore Denis Verdini, 72 anni, toscano, a furia di fare affari però è finito in carcere — e adesso ai domiciliari — per due crac milionari. Proprio ieri la Cassazione gli ha confermato la seconda condanna, quella per il fallimento della Ste, che pubblicava “Il giornale della Toscana”, e non gli era andata meglio con il Credito cooperativo. La politica, invece, l’ex parlamentare ha sempre continuato a gestirla, a suggerire strategie e intrecci di vari colori

E in famiglia vanta ancor oggi un ministro della Repubblica, Matteo Salvini, compagno di sua figlia.

Nei corridoi della Lega non si fa mistero del fatto che, in più di un’occasione, sia stato proprio il banchiere a suggerire alcune mosse politiche al leader del Carroccio, a cominciare dalla svolta moderata del “Capitano”. Va detto che l’ex senatore Verdini, nonostante i suoi guai giudiziari, in questi anni ha sempre guardato avanti, a quel che sarebbe venuto dopo Berlusconi, al quale pure si era molto legato. È stato proprio Verdini a consigliare all’ex Cavaliere di benedire, come successore, il genero Matteo. L’investitura è arrivata puntuale in occasione delle finte nozze con Marta Fascina, quando — in favore di telecamere e cellulari — Berlusconi ha abbracciato calorosamente Matteo Salvini, dicendo che era l’unico amico politico di cui si poteva fidare. Senza però calcolare chi Salvini aveva accanto in coalizione: Giorgia Meloni.

Questa variabile, Verdini non l’aveva presa in considerazione. Lui però è stato uno che non si è mai posto limiti. D’altronde avrebbe voluto avere un ruolo anche nell’elezione del Capo dello Stato: autorizzato dai giudici, mentre era ai domiciliari, ad andare a Roma due volte alla settimana per alcune cure, dal suo quartier generale in via della Scrofa faceva all’epoca diverse telefonate amichevoli agli amici del centrodestra, suggerendo manovre.

Ed è proprio grazie ai buoni collegamenti con la Lega che il banchiere è riuscito a far avere un posto in Parlamento anche ad Antonio Angelucci, sottraendolo a Forza Italia. Angelucci è un imprenditore della sanità privata e dell’editoria che muove molti capitali, e finanzia anche la Lega. Lui e Verdini sono legati in complessi intrecci, alla cui base ci sono movimenti di denaro. Qualche anno fa la Banca d’Italia, dopo aver commissariato il Credito cooperativo fiorentino di cui Verdini era presidente (crac per il quale il banchiere è finito ai domiciliari), ha imposto a lui e a sua moglie, Maria Simonetta Fossombroni, di coprire il buco e ripianare il “rosso” di oltre nove milioni di euro. A salvare l’allora coordinatore del Pdl è stato proprio Angelucci. Il re delle cliniche private ha infatti elargito ai coniugi Verdini una somma complessiva di nove milioni 334 mila euro. Salvandoli.

Verdini, insomma, dietro le quinte c’è sempre stato. E fino a pochissimo tempo fa, prima della scomparsa di Silvio Berlusconi, ha provato ancora a fare il suggeritore in Forza Italia e nella Lega. I rapporti con Dell’Utri sono sempre stati molto stretti, come pure quelli fra le loro mogli. C’è per esempio una conversazione intercettata dalla Dia di Firenze, nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi che coinvolge proprio Dell’Utri, in cui si racconta come le due famiglie fossero in collegamento e condividevessero strategie, soprattutto in tema di denaro.

Gli investigatori intercettano Miranda Ratti, moglie di Dell’Utri. La donna, si legge negli atti, «ritiene di essere portatrice, e titolare, di veri e propri diritti economici verso Berlusconi», per cui, parlando con Simonetta Fossombroni, la moglie di Verdini, insiste nel far capire «che il debito verso di loro è ancora aperto». E afferma: «È un fatto di principio; l’obiettivo va portato fino in fondo, io non mollo». Alla base c’è «una storia nostra». Secondo la Dia in queste parole di Ratti c’è «la consapevolezza che tutte le loro richieste, assecondate da Berlusconi, trovano fondamento in una sorta di risarcimento di quanto hanno patito nel tempo per colpa sua, per averlo, probabilmente, coperto». Gli investigatori di Firenze scrivono: «In quest’ottica scatta il ricatto».

La moglie di Dell’Utri si lamenta con quella di Verdini che Berlusconi sta ormai pagando chiunque mentre non ha ancora pagato i loro avvocati. La conclusione cui le due donne giungono è «certamente indicativa di cosa possa stare alla base delle continue dazioni economiche, e tramite cosa continuare ad ottenerle». «E, ma se uno non lo ricatta figlia mia…», dice infatti Simonetta Fossombroni, e Miranda Ratti le risponde: «È quello il punto». Il punto del patatrac di Verdini.

(di Lirio Abbate – repubblica.it)