Via libera dei governi Ue alle auto Euro7: cosa cambia

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Un compromesso così al ribasso per gli standard ambientali (e per gli ambientalisti) che è difficile trovare una differenza con le norme già oggi in vigore per l’omologazione dei veicoli Euro 6. Ma il nuovo regolamento Euro 7, approvato dai governi dei 27 Stati Ue, piace all’Italia, che ne rivendica il successo: “Recepite le nostre proposte che conciliano tutela dell’ambiente e salvaguardia delle produzioni europee senza regali a Paesi leader dell’elettrico come la Cina”, ha sintetizzato in una nota il ministero dei Trasporti guidato da Matteo Salvi

La questione del nuovo regolamento Euro 7 era stata sollevata dall’industria automobilistica europea: la proposta originaria della Commissione Ue prevedeva, tra le altre cose, limiti di emissioni più stringenti rispetto all’attuale Euro 6. Limiti che, secondo Bruxelles, sono necessari per ridurre significativamente l’inquinamento dell’aria nelle città europee (a partire dalle zono più inquinate del continente, come le regioni padane). Ma per i big dell’automotive, produrre delle auto di questo tipo, con la prospettiva di uno stop ai motori a diesel e benzina nel 2035 e nel bel mezzo di una crisi del settore europeo, comporterebbe degli investimenti e dei costi insostenibili.

La soluzione trovata dai ministri Ue è stata di lasciare inalterati “i limiti di emissione e le condizioni di prova esistenti per i veicoli leggeri”, si legge in una nota del Consiglio degli Stati membri. Le condizioni di prova degli Euro 6, ossia i test che determinato le emissioni dichiarate dalle aziende di un determinato veicolo, sono state accusate di essere troppo distanti dalla realtà. Lo scandalo Dieselgate, che aveva evidenziato l’esistenza di dispositivi che truccavano i dati sulle emissioni, aveva dato la spinta alla modifica delle norme a riguardo. Ma i governi hanno deciso di lasciarle invariate. “Sono stati eliminati anche i limiti di avviamento a freddo, fondamentali per ridurre i limiti di inquinamento nelle città”, lamenta l’ong Trasport&Environment (T&E), secondo cui il nuovo regolamento dovrebbe continuare a chiamarsi Euro 6.

Le uniche novità per i veicoli leggeri riguardano i limiti per le emissioni non di scarico come le particelle provenienti da freni e pneumatici (che scatteranno solo nel 2030, sottolinea T&E), e l’utilizzo di tecnologie avanzate e strumenti di monitoraggio delle emissioni. Quest’ultimo punto non piace all’Italia: “Riteniamo che il sistema di monitoraggio delle emissioni a bordo del veicolo abbia impatti ancora particolarmente onerosi soprattutto per i veicoli dei segmenti bassi e che non si debba estendere il dispositivo di monitoraggio a bordo del consumo di carburanti ed energia a tutti i tipi di trazione”, ha detto il ministro Adolfo Urso.