Virginia, avanti senza paura

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Ieri mattina all’alba, nella periferia di Roma, è iniziato lo sgombero e l’abbattimento di otto costruzioni, tra capannoni e villette abusive. Anche queste, come quelle che hanno subito la stessa sorte circa due anni fa ‘, sono riconducibili al clan Casamonica. Le prime ad essere abbattute, lo ricorderete, furono le 6 villette del Quadraro, sempre periferia romana. I Casamonica se le erano costruite e ci abitavano, in spregio ad ogni vincolo urbanistico e archeologico. Erano a ridosso dell’acquedotto romano. E “a ridosso” è un eufemismo per dire che in alcuni manufatti erano stati inglobati pezzi dell’acquedotto romano!

Le costruzioni in corso di demolizione da ieri , invece, sono al confine fra il quartiere Romanina (sempre periferia nord est) e il comune di Ciampino e, nonostante dal 2010 fossero sotto sequestro, le Forze dell’ordine le hanno trovate in parte abitate da persone le quali hanno candidamente affermato di averle potute occupare pagando circa 400 euro al mese grazie ad un “passa parola”. Insomma, i Casamonica non le abitavano ma, presumibilmente (lo stanno accertando le Forze dell’Ordine), se le affittavano. Prima che in Campidoglio subentrasse Virginia Raggi, nessuna Amministrazione capitolina aveva mai assunto iniziative del genere. Si era di fatto tollerato che un organizzazione criminale come quella dei Casamonica agisse, pressoché indisturbata, nella Capitale d’Italia. Un clan che, secondo la Direzione Investigativa Antimafia, “È la struttura criminale più potente e radicata del Lazio». Un agglomerato di malaffare che da solo cumula un patrimonio di oltre 90 milioni di euro. Tanto potente da essersi potuto permettere nel 2015, in pieno mandato Marino, di bloccare un intero quartiere di Roma per celebrare con enorme sfarzo (inclusi elicotteri “spargi petali” sui cieli di Roma), il funerale di un suo illustre capostipite. Oggi la Sindaca Raggi è intervenuta sul posto, dichiarando con grande onestà intellettuale che questa operazione, come quella del 2018, è stata portata a termine grazie alla concertazione fra l’Amministrazione capitolina e le Forze dell’ordine. In particolare grazie al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza, organo diretto e coordinato dalla prefettura di Roma, che lei ha voluto fortemente fosse decentrato su ogni Municipio del territorio romano. Una mossa che si sta rivelando vincente e grazie alla quale tanti altri obrobri abusivi, per anni tollerati sul territorio romano, ora hanno le ore contate. Questa operazione infine, è bene ricordarlo, si è potuta realizzare attingendo ai fondi (il salvadanaio lo chiama la Raggi), messi a disposizione di tutti i municipi e frutto delle economie oculate della sua amministrazione (in epoca pre-Raggi il Campidoglio se lo teneva tutto il “tesoretto” e relegava i Municipi ad un ruolo di subordine, con i suoi amministratori costretti ad una continua “questua” presso l’amministrazione centrale). E mai, è bene ribadirlo, questi sgombri e demolizioni “eccellenti” avrebbero potuto realizzarsi, se prima l’assemblea capitolina non ne avesse approvato gli atti. Ecco perché la sterile propaganda che in queste ore sta portando avanti la mini Sindaca del VII° Municipio Monica Lozzi, che, da sola, vorrebbe ascriversi il merito di questa operazione (e quella del 2018), mi lascia sinceramente disgustata.

Lei è quella che poco tempo fa si è chiamata fuori dal MoVimento 5 Stelle, grazie al quale aveva ottenuto i voti per governare il VII° Municipio di Roma, il più vasto per territorio e numero di abitanti. Oggi la signora Lozzi si appresta ad entrare nel microcontenitore antieuropeista di un Gianluigi Paragone qualsiasi. Uno che, cacciato dai palinsesti televisivi, i 5 Stelle li ha usati per accaparrarsi un seggio in Parlamento per poi voltargli le spalle. Entrambi si professano a loro volta traditi ribaltando la realtà delle cose come in un ingannevole gioco di specchi. Ma credo che le persone non tarderanno a “sgamare” l’ipocrisia di chi cerca di intestarsi il merito di queste “operazioni coraggio”. Prova ne è che le affermazioni della mini sindaca non sono servite a depistare la criminalità organizzata, che sa bene a chi deve dire “grazie” se oggi, per la prima volta dopo decenni, sente messo in pericolo il suo predominio sul territorio di Roma.

La criminalità romana ha già da tempo mosso le sue minacce e a finire sotto scorta della Polizia, da giusto 2 anni, ci è finita Virginia Raggi. Non la Lozzi.                                                                            (Roberta Labonia)