Vivevo in una casa di legno, tra le favelas in Brasile a Porto Alegre

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Mio padre faceva lavori saltuari come ad esempio guardia di sicurezza del parcheggio dello stadio del Gremio. Grazie a mio fratello maggiore, Roberto, riuscimmo a riprendere in mano le redini della nostra vita perché aveva firmato il suo primo contratto da professionista.
Roberto da sempre è stato il mio idolo, mi ha aiutato in ogni passo e non ha mai smesso di credere in me.

All’età di 7 anni Roberto ha iniziato ad allenarmi: mi obbligava a fare 500 palleggi ogni volta e non andava via fino a quando non raggiungevo l’obiettivo. Per me era molto divertente all’inizio, poi pian piano era diventata un ossessione se non riuscivo, piangevo. Solo dopo ho capito il perché di tutti quei palleggi.
Già a 7 anni riuscivo a dribblare senza difficoltà, riuscivo a governare la palla senza guardarla.
Mio fratello Roberto diceva che sarei diventato un fenomeno.
Forse, aveva ragione lui”.

[Ronaldinho Gaucho]  fonte   calcio totale