Vuoto a perdere

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travaglio
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Attesissimo dalle sedie del Parlamento europeo: un po’ meno dagli eurodeputati, che son rimasti a casa, a parte alcuni italiani reclutati per la bisogna, che si son fatti il selfie con lui. Era già accaduto nel 2006 col discorso di B. al Congresso Usa: anche lì c’erano quattro gatti, ma il capoclaque si premurò almeno di rimpiazzare i vuoti con figuranti, stagisti, segretarie e portaborse.
Il Corriere lo descrive “commosso per le parole di stima” (delle sedie parlanti) e “colpito e sorpreso dall’accoglienza dei parlamentari” (assenti), mentre “lascia un messaggio alla riflessione dell’Assemblea” (o almeno della tappezzeria) e dà “la spinta per la tregua” (spingitore senza nessuno da spingere). Il Foglio pubblica il discorso integrale (per lasciarlo in clandestinità). Il Messaggero titola “A Strasburgo il manifesto di Mario” (tipo quello di Ventotene). “Draghi, scossa all’Europa”, si eccita Rep: “alla vigilia aveva promesso un discorso storico”, purtroppo nessuno se n’è accorto.
Men che meno dell’“intesa Roma-Parigi-Berlino” per il “nuovo Patto di Stabilità” (le sedie vuote tendono a basculare). Intanto Macron parlava per due ore con Putin, mentre SuperMario non riesce nemmeno ad andare a Kiev (a proposito: presi i biglietti?). Però parla “come sanno fare i veri statisti”. La Stampa vede una “Dottrina Draghi per l’Europa”, a mezzadria fra la Dottrina Monroe e il catechismo (nelle parrocchie vuote).
Ed esalta “la portata del progetto che Draghi offre per l’Europa”, un “federalismo pragmatico” (qualunque cosa significhi) che “piace a Bruxelles” (peccato che lui fosse a Strasburgo). Il Dubbio: “La visione di Mario” (ma è Strasburgo o Medjugorje?). E il Riformista: “Draghi scuote l’Ue” (all’insaputa della stessa). Come faccia a scuotere e a spingere nel vuoto pneumatico, non è dato sapere.
Ma uno che riesce a “lavorare per la tregua e la pace” a suon di armi è capace di tutto. Anche di dire “noi siamo contrari al Superbonus” (pluralis maiestatis, tipo Papa) appena prorogato dal suo governo ed elogiato da Ursula von der Leyen come la misura più importante del Pnrr. Ma lì forse c’è stato un errore di traduzione. O forse sono fuggiti pure gli interpreti.
MARCO TRAVAGLIO