Xylella, più ricerca e più prevenzione per batterla

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L’epidemia di Xylella fastidiosa che sta devastando l’olivicoltura della Puglia pone due problemi di fondo

Come ricostruire un’economia agricola degna di questo nome lì dove il batterio ha già distrutto tutto o quasi tutto: esercizio non facile, perché porta su terreni inesplorati o solo parzialmente conosciuti da parte della scienza. E poi, come fare per potenziare l’unico modo che si ha per fermarla: la pulizia nei tempi stabiliti di tutte le aree di campagna dalle erbe infestanti, che fanno da nursery per le future generazioni di cicalina sputacchina, l’insetto vettore del batterio, temuto quanto e più della stessa infezione perché in grado di cagionarla.

Su tanto si esercitano negli ultimi giorni le organizzazioni agricole della Puglia: Coldiretti chiede di investire di più e velocemente nella ricerca per studiare meglio quali alternative possano esserci all’olivo in area infetta, lì dove non si esercitano più attività di contenimento. Confagricoltura invece sollecita la Marina militare, proprietaria a vario titolo di molti fondi rustici in provincia di Taranto, a fare pulizia nei campi dove è ancora possibile fermare il batterio.

Coldiretti, investire nella ricerca
Il pistacchio rientra tra le specie ospiti di Xylella fastidiosa in Puglia: lo comunicano le Autorità fitosanitarie europee e nazionali. Notizia ripresa da Coldiretti Puglia che dall’inclusione del pistacchio (Pistacia vera ) tra le 35 specie ospiti del ceppo salentino di Xylella fastidiosa ST53 trova il destro per ricordare che sono ancora fermi i denari destinati alla ricerca sulla batteriosi che ha decimato gli olivi del Salento.

“È determinante sbloccare le risorse destinate alla ricerca dal Piano per la rigenerazione olivicola, i 20 milioni di euro da destinare agli studi scientifici e alla sperimentazione per ricostruire al meglio il patrimonio produttivo e paesaggistico del 40% della regione colpita dalla Xylella”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Il ritrovamento di piante di pistacchio positive alle analisi nell’ambito delle sperimentazioni in corso presso l’Università di Lecce – riferisce Coldiretti Puglia – è stato confermato dalle analisi molecolari nonché dall’isolamento in coltura pura e dall’identificazione del ceppo ST53, condotti presso l’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr di Bari.

Del resto sono proprio le indagini diagnostiche sulle piante delle varietà di ciliegio dolce e mandorlo selezionate, a seguito dell’esposizione sia all’inoculo artificiale sia ad adulti di sputacchina con elevata incidenza di infezioni di Xylella fastidiosa – rileva Coldiretti Puglia sulla scorta dello studio scientifico dell’Ipsp del Cnr di Bari – ad essere determinanti per dimostrare che la presenza del batterio risulta in media inferiore all’11% su mandorli e ciliegi. Questo dato confrontato con quanto ottenuto nelle tesi con piante di olivo, con la media di piante infette del 74,43%, indica una percentuale significativamente più bassa di infezione di mandorlo e ciliegio. È questo solo un esempio della diversificazione produttiva cui si può giungere in area infetta con il contributo della ricerca – questo il ragionamento di Coldiretti – dove ad una efficace ricostruzione del patrimonio produttivo possono ben anche contribuire le due varietà resistenti di ulivo Leccino e FS17.