Zakaria e i suoi bambini senza nulla.10 anni di guerra in Siria visti da un campo profughi in Libano

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Mohammed Zakaria vive in una tenda di plastica nella nella valle della Bekaa, nel Libano orientale, praticamente da quando è iniziata la guerra nella sua patria, la Siria. Lui e sua famiglia sono fuggiti dai bombardamenti nel 2012, pensando che sarebbero tornati presto. La sua città natale, Homs, era sotto assedio, vittima della feroce campagna militare siriana. Quando è scappato dalle bombe non ha nemmeno portato con sé la sua carta d’identità. Quasi 10 anni dopo, la famiglia non è ancora tornata indietro. Zakaria, che ora ha 53 anni, è tra i milioni di siriani che difficilmente, nel prossimo futuro, riusciranno a rivedere i propri luoghi di origine. Nel frattempo, le condizioni di vita da rifugiato si fanno sempre più dure. Zakaria e la sua famiglia infatti ora si trovano a dover lottare per sopravvivere in mezzo alla profonda crisi economica e sociale del Libano. “Siamo venuti con il presupposto che saremmo entrati e usciti”, racconta Zakaria a Associated Press, seduto fuori dalla sua tenda mentre i figli girano per il campo in pantofole logore. La Siria è impantanata in una sanguinosa guerra civile dal marzo del 2011, quando i siriani si sono rivoltati contro il presidente Bashar Assad sull’onda delle proteste della cosiddetta ‘primavera araba’. Le manifestazioni in Siria, iniziate nel marzo di quell’anno, si trasformarono rapidamente in insurrezione – e poi in una vera e propria guerra civile – in risposta alla brutale repressione militare da parte dell’apparato di sicurezza di Assad. Quasi mezzo milione di persone sono morte e circa 12.000 bambini sono stati uccisi o feriti durante il conflitto negli ultimi dieci anni, secondo i dati dell’UNICEF. La guerra ha anche prodotto la più grande crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale per numero di sfollati, interni e esterni. Il Consiglio norvegese per i rifugiati questa settimana ha reso noto un rapporto secondo cui dal 2011 si stima che 2,4 milioni di persone siano state sfollate ogni anno dentro e fuori la Siria. Ogni anno, centinaia di migliaia di siriani affrontano continui spostamenti mentre le condizioni economiche si deteriorano. La guerra ha lasciato la Siria divisa e in rovina. Quasi un milione di bambini sono nati in esilio. Dei 23 milioni di abitanti del Paese prima della guerra, quasi 5,6 milioni sono rifugiati che vivono nei paesi vicini e in Europa. Circa 6,5 milioni sono sfollati all’interno della Siria, la maggior parte di loro da oltre cinque anni. Il Libano, con una popolazione di circa 5 milioni di abitanti, ospita la più alta concentrazione di rifugiati pro capite, stimata a circa 1 milione. La maggior parte di loro vive in tende di fortuna sparse nella Bekaa libanese, non lontano dal confine siriano. Ex facchino per una ditta di costruzioni di Homs, Zakaria lotta per provvedere alla sua famiglia, anche se questa continua a crescere anche in esilio. Ha due mogli e otto figli, di cui due nati in Libano. Uno dei suoi figli aveva solo un anno quando la famiglia è fuggita dalla Siria. Nel Paese dei cedri il lavoro è sempre più difficile da trovare a causa della crisi economica e l’assistenza sociale è scarsa e irregolare. Il crollo della valuta ha mandato l’inflazione e i prezzi alle stelle. Zakaria ora cerca di sbarcare il lunario vendendo bombole di gas bottiglie di gas usate per il riscaldamento ad altri rifugiati nel suo insediamento. Guadagna 1.000 sterline libanesi (circa 10 centesimi) per ogni bombola di gas che vende. Ma quest’inverno, i suoi vicini nel campo, che ospita circa 200 famiglie di rifugiati siriani, hanno potuto a malapena permettersi di comprare il gas per riscaldare le loro tende. A causa della crisi economica senza precedenti, la moneta libanese ha perso oltre l’80 per cento del suo valore. “La vita è costosa qui”, racconta Zakaria, “È costoso anche per le medicine o i medici”. Quando sua moglie ha avuto bisogno di un’operazione urgente agli occhi, Zakaria ha fatto in modo che potesse rientrare di nascosto in Siria per farla lì. L’intervento sarebbe costato 22 milioni di sterline libanesi – poco meno di duemila euro. Sono riusciti a farlo in Siria per 85.000 sterline libanesi, circa 700 euro. Zakaria è triste per i suoi tre figli più piccoli che non hanno ricordi della Siria e della loro casa a Homs. Non sono nemmeno andati a scuola, e non sanno leggere e scrivere. Secondo l’UNICEF, quasi 750.000 bambini siriani sfollati nei Paesi vicini, compreso il Libano, sono senza scuola. “Tutti i nostri ricordi se ne sono andati ora”, si lamenta Zakaria, guardando i figli giocare per strada, “Ora abbiamo una nuova generazione di bambini di 10 anni che non conoscono nemmeno i nostri vicini” a casa. Molti siriani non possono tornare perché le loro case sono state distrutte nei combattimenti, o perché temono la coscrizione militare o la punizione da parte delle forze governative. Zakaria si aggrappa alla speranza di poter un giorno tornare a casa sua: “Se Dio vuole, moriremo nel nostro Paese. Tutti dovrebbero poter morire nel proprio Paese”.