Nuova scoperta per curare l’algodistrofia: intervista al dott. Varenna

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Uno studio coordinato dall’ASST Gaetano Pini-CTO di Milano e realizzato in collaborazione con 7 centri in Italia ha confermato l’efficacia del Neridronato per via intramuscolare nel trattamento dell’Algodistrofia.

Il dott. Massimo Varenna è il Direttore dell’Unità Operativa Semplice di Osteoporosi e Malattie Metaboliche dell’ASST Gaetano Pini-CTO e membro della SIOMMMS (Società Italiana dell’Osteoporosi e delle Malattie del Metabolismo Minerale e dello Scheletro), che ha guidato questo importante studio e con cui abbiamo il piacere di approfondirne direttamente alcuni aspetti:

Dott. Varenna, Algodistrofia non è un termine così comune o conosciuto, ci può parlare di questa malattia, delle cause e dei suoi effetti sulla vita dei pazienti?

L’Algodistrofia è malattia descritta da oltre 100 anni e, pur generando una sintomatologia estremamente invalidante a causa soprattutto di un dolore molto intenso, è spesso sottodiagnosticata o diagnosticata tardivamente. Ciò avviene principalmente in ragione di una caratteristica tipica di quest’affezione che nella più parte dei casi si verifica in conseguenza di un trauma o di un intervento chirurgico. Il clinico è portato a confondere le manifestazioni iniziali di malattia con le conseguenze dirette dell’evento scatenante e solo quando il quadro clinico eccede per gravità o durata quanto normalmente atteso, allora nasce il sospetto della comparsa di un’Algodistrofia.

Con il Neridronato già dal 2014 è stata identificata una terapia, oggi viene confermata l’efficacia della somministrazione intramuscolare, modalità che libera il paziente da faticose presenze in ospedale. Quanto dell’impegno in ricerca è oggi dedicato a una sempre minore invasività della terapia nella vita dei pazienti?

Nel 2014 abbiamo raggiunto un notevole traguardo dimostrando che il farmaco in questione, il Neridronato, rappresenta una terapia sicuramente efficace nel trattamento dell’Algodistrofia e a coronamento di tale risultato, questo farmaco è a tutt’oggi il primo e unico farmaco al Mondo a possedere la specifica indicazione per il trattamento dell’Algodistrofia. Lo studio attuale che dimostra l’efficacia della cura anche somministrando il farmaco per via intramuscolare e non solo per via endovenosa, evitando quindi potenzialmente la necessità di un ricovero ospedaliero, rappresenta la tappa conclusiva di tale percorso. La possibilità di seguire la cura al proprio domicilio è sicuramente un vantaggio sia per il paziente che evita l’attesa del ricovero, che per le strutture sanitarie che vengono sgravate dalla necessità e dall’urgenza di fornire tali prestazioni. Vanno poi considerati altri aspetti, ovvero che tanto più precoce è il trattamento, tanto migliori sono i risultati e che in molte regioni italiane i pazienti incontrano notevoli difficoltà a trovare strutture in grado di erogare il trattamento. Con tali premesse la cura per via intramuscolare rappresenta sicuramente un passo avanti nello sforzo di fornire cure efficaci in un’ottica di efficienza e di risparmio delle risorse sanitarie.

Esistono precauzioni o consigli per uno stile di vita (alimentazione o particolari abitudini) che possano essere di supporto alla prevenzione dell’Algodistrofia?

Purtroppo esistono ancora diversi aspetti di tale malattia che a tutt’oggi non conosciamo. Ad esempio, i motivi per cui lo stesso trauma o il medesimo intervento chirurgico in qualche caso scatena la malattia e in altri no. Non avendo quindi ancora identificato quelli che vengono chiamati i “fattori di rischio”, manca una strategia preventiva che possa essere efficace. Sicuramente la diagnosi precoce resta la chiave di volta che consente di attuare i provvedimenti terapeutici più idonei ad evitare la sofferenza del paziente gravato da una sintomatologia dolorosa che viene riconosciuta come una delle più intense che possa essere sperimentata. Va inoltre sottolineato come la malattia diagnosticata tardivamente o impropriamente trattata, non raramente genera una disabilità permanente per la quale il paziente perde per tutta la vita la possibilità di usare una mano o un piede come prima di ammalarsi.

L’ ASST Gaetano Pini-CTO è un centro di eccellenza a livello lombardo e italiano. Per questo specifico studio sono stati coinvolti 7 diversi centri in Italia. Si può quindi fare ricerca ad alti livelli in Lombardia e in Italia, non solo all’estero come spesso appare nell’immaginario comune… cosa ne pensa?

Che esistano nel nostro Paese enormi problemi nel reperire strutture e risorse per sostenere la ricerca non è certo una novità e che questa situazione generi la fuga dei giovani ricercatori italiani verso l’estero o verso il privato ne è una diretta conseguenza. Il fatto che la ricerca clinica venga prodotta da personale ospedaliero e non universitario rappresenta sicuramente un’eccezione dovuta alla passione di coloro che hanno contribuito allo studio e i risultati che vengono ottenuti ne sono una dimostrazione.