Zagrebelsky: “Le ragioni del No non stanno in piedi”

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Taglio lineare, vulnus di rappresentanza, peso dei territori, governabilità, antipolitica. “Ecco perché molte ragioni del No non stanno in piedi”. Il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano” smonta le cosiddette “ragioni del No” nel referendum di domenica e lunedì. “Il ‘taglio’ dei parlamentari sarebbe malfatto perché ‘lineare’. Quante volte l’abbiamo sentito dire? Premesso che non mi piace sentire il linguaggio triviale di chi parla di tagli di poltrone, mi vien da dire: meglio forse un taglio cubico o sferico?”.

Sul rischio di creare un vulnus di rappresentanza: “Riducendo i numeri, si alza implicitamente la soglia per accedere al seggio parlamentare. Ciò crea difficoltà per i piccoli partiti e porta con sè un effetto maggioritario. Questo è un argomento serio, ma non necessariamente a favore del No”, per poi sottolineare: “Dipende da quel che si pensa in tema di rappresentanza politica”. E chiedersi: “I piccoli e piccolissimi partiti sono un bene o un male per la democrazia?”.

Il costituzionalista afferma poi che “i deputati e i senatori non sono i rappresentanti dei territori. Questa idea è una reminiscenza d’un tempo antico, l’Antico Regime” mentre i territori “al contrario devono esprimersi politicamente. Sottolineo: politicamente” e “i deputati e i senatori ‘rappresentano la Nazione senza vincolo di mandato’”.

E quanto al tema delle governabilità, essa “dipende dalla struttura del sistema politico, molto meno dal sistema elettorale”. Quanto invece a ritoccare il bicameralismo, Zagrebelsky si esprime così: “Sono favorevole al mantenimento di due Camere, differenziate per composizione, procedure e funzioni”

Quanto all’ipotesi che la scelta del Sì rafforzerebbe i cosiddetti sentimenti perniciosi dell’antipolitica, Zagrebelsky risponde: “Se i sentimenti antipolitici e antiparlamentari ci sono – e ci sono – non è che la prevalenza del Sì li rafforzerebbe. Semplicemente a loro darebbe espressione e costringerebbe i partiti a prenderne atto e ad agire di conseguenza per neutralizzare i fattori che l’antipolitica alimenta e che, assai spesso, dipendono da loro”.