Non ci sono dubbi. Le emissioni di gas serra di origine umana alimentate dalla nostra dipendenza dai combustibili fossili stanno provocando il caos sul pianeta ma possiamo ancora fare qualcosa per affrontare, frenare e mitigare l’emergenza climatica in atto. E’ possibile, ma dobbiamo agire ora, questo è il decennio decisivo, poi sarà troppo tardi e più avanza il riscaldamento più sarà difficile intervenire.
E’ imperativo smettere subito di usare i combustibili fossili, avviare e finanziare politiche di adattamento, soprattutto per le aree più vulnerabili, e dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030, mantenendo vivo il target di Parigi di +1,5 gradi. Si può fare, ma “nonostante i progressi ci sono lacune nelle misure di adattamento che agli attuali tassi di attuazione aumenteranno”, mentre restano “divari tra le emissioni previste dalle politiche in atto e gli impegni assunti a livello nazionale” mentre “i flussi finanziari non raggiungono i livelli necessari”.
Lo ribadisce l’Onu nel rapporto di Sintesi dell’Ipcc (Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale Wmo e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente Unep) diffuso oggi, lavoro che conclude la pubblicazione del sesto rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici (AR6) del Gruppo di studio delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici. Nello specifico le emissioni di CO2 vanno tagliate mediamente rispetto ai livelli del 2019 del 48% nel 2030, del 65% nel 2035, dell’80% nel 2040 e del 99% nel 2050 (43% 60% 69% 84% le percentuali di riduzione necessarie per i gas serra nel loro complesso).
“Lo sviluppo resiliente al clima, però, diventa progressivamente più impegnativo con ogni incremento del riscaldamento“, dunque “le scelte che faremo nei prossimi anni giocheranno un ruolo fondamentale nel decidere il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno”. Oltre un secolo di combustione di fossili e uso insostenibile e non equo di energia e territorio ha portato a un riscaldamento globale di +1,1 gradi rispetto ai livelli preindustriali, ricorda l’Ipcc.
La conseguenza sono eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e intensi che causano in ogni regione del mondo impatti sempre più pericolosi sulla natura e sulle persone. Ogni incremento della temperatura si traduce in un rapido aumento dei pericoli. Ondate di caldo più intense, piogge più pesanti e altri eventi meteorologici estremi aumentano ulteriormente i rischi per la salute umana e gli ecosistemi. In ogni regione le persone muoiono per il caldo estremo, l’insicurezza alimentare e idrica causata dal clima salirà con l’aumento del riscaldamento e quando questi rischi si combinano con altri eventi avversi come pandemie o conflitti diventano ancora più difficili da gestire.
La buona notizia, però, è che “ci sono opzioni multiple, fattibili ed efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo, e sono disponibili ora”, segnalano gli esperti delle Nazioni unite. “Un’azione per il clima efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, fornirà anche vantaggi più ampi”, spiega il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee.
Questo Rapporto di sintesi “sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e lo mostra come, se agiamo ora, possiamo ancora essere in grado di garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti”, aggiunge Lee. Visto che le conseguenze colpiscono vari paesi e popolazioni in modo diseguale, a tutto danno dei più svantaggiati, “la giustizia climatica è fondamentale perché coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico ne sono colpiti in modo sproporzionato”, sottolinea Aditi Mukherji, una dei 93 autori del rapporto.


