A CHE PUNTO E’ LA NOTTE?

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Tiene banco sui media di tutte le risme la polemica tra Letta e Salvini

Nel giorno del battesimo del PNRR in Parlamento, la conclusione della prima tappa del viaggio della speranza che impegnerà il Paese per i prossimi dieci anni almeno, gli italiani dovrebbero considerare temi fondamentali quelli che i due hanno deciso di usare per le loro scaramucce identitarie.

Intendiamoci, l’ora del coprifuoco è importante, come pure sapere se il bonus 110% ci sarà ancora nel 2023. Io che avrei spostato il coprifuoco fino a mezzanotte e mantenuto il bonus fino al 2024, magari escludendone l’applicazione alle seconde, terze e quarte ville, penso che il battibecco tra Letta e Salvini non abbia nulla a che fare coi temi che pongono, ma sia la classica “ammuina” della politica politicante.

Usano l’oggi pensando al dopo, cosa in sé non sbagliata, se il loro oggi non fosse assorbito dall’ossessione di accrescere il rispettivo consenso a breve, per ottenere il miglior piazzamento di potere in un dopo che non sanno neanche loro come, eventualmente, governare.

Letta punta tutto su una nuova identità di un partito sfiorito in pochi anni di vita dissipata. Parto difficile, infanzia infelice, adolescenza tormentata, maturità minata da una incipiente vecchiaia, costretta a un pediluvio tiepido da mille badanti vocianti. Unica distrazione il sogno di un amore ancillare con la ragazza a cinque stelle, che lo manda fuori di testa come nelle più classiche pochade. Un amore senescente, vagheggiato come rinascita, ma a rischio rimbambimento.

Salvini, il furbo padàn, che vorrebbe essere Bertoldo alla corte del Re, ma che per quanto gonfi le penne non riesce a nascondere la sua natura di Cacasenno e “s’affanna e s’adopra” alla ricerca di tutti i particolari di distinzione, croce più che delizia dei suoi stessi ministri che, fuori dai confini regionali, rischiano gravidanze indesiderate ogni giorno per effetto dell’omologazione eterologa.

Leggere le loro scaramucce finte fa ripensare alle polemiche che occupavano le cronache locali di Milano prima della sua rinascita, quando il dibattito sulla città incagliata nella crisi epocale sembrava tutto incentrato sulle deiezioni canine.
Il confronto, dunque, è tutto e solo identitario, per tenere in allenamento la parte del gregge immunizzato. Fiamma accesa, ma tenuta bassa, roba per far lavorare i media, dibattere gli opinionisti d’antan e i neofiti del politicamente scorretto che procura tanti like. E tanta convegnistica. Niente di serio.

Il loro sogno condiviso è quello di trasformare le prossime elezioni politiche in un referendum per scegliere tra Letta e Salvini, puntando tutto sulle identità, vecchie e incerte, sullo spirito di appartenenza, logoro e su leadership stracche e rimaste senza idee. Una scelta tra zuppa e pambagnato che prescinderebbe, se non nominalmente, anche da centro – sinistra e centro – destra. E’ pronta anche la terza forza di Conte, buona a destra come a sinistra, che “Franza o Spagna, purché se magna”.
Fortunatamente c’è chi lavora e fregandosene dei dibattiti sul “cambio di passo si o no” e sulla “discontinuità c’è o non c’è”, buoni per far passare il tempo ozioso a chi non si è accorto che abbiamo già fatto un buon tratto di strada dalla terra alla luna, ci sta pilotando verso un futuro possibilmente migliore. Che non è affatto scontato che arrivi se le premesse di due importanti partiti sono queste.

Un futuro che non è fatto di punti e punti e virgola presenti o mancanti nel PNRR di cui tutti parlano, ma che pochi hanno letto, ma è fatto soprattutto di credibilità in Italia e prestigio internazionale, che si conquistano con buone idee e lavoro sodo.
Perché un Piano è solo una premessa, poi si tratterà di realizzarlo, e il personale politico per farlo non si accredita vincendo o perdendo una partita di briscola all’osteria, qualunque sia l’ora di chiusura.
Siate seri, se ci riuscite.
Umberto Mosso