Andrea Mantegna, il classico nella modernità

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Come costruire il futuro, nell’arte e nella società, attingendo al passato.

TORINO – Andrea Mantegna nasce in un borgo vicino a Padova nel 1431 e muore a Mantova nel 1506; è un grande artista del Rinascimento che, a confronto dei suoi illustri e famosi colleghi della stessa epoca, ci pare essere stato meno celebrato e ricordato: a Torino mancava dagli anni ’60 in Italia dal 2006… .
Pure egli creò un’arte decisiva, pionieristica, non solo per la diffusione della cultura umanistica nell’Italia del nord (Mantova e Veneto in particolare); lo stesso Leonardo (di ideale classico naturalistico) ammirò e riprese le decorazioni con festoni di fiori e frutta tipiche del maestro padovano (Milano: Castello Sforzesco, Ultima Cena,…), che le apprese da ragazzo – e le riportò spesso nelle sue opere – nella bolgia/bottega (il Longhi la definì “brigata di disperati, vagabondi…”) dello Squarcioni.
Andrea Mantegna fu all’avanguardia nella ricerca tecnica e prospettica e nella caratterizzazione originale, realistica, dei volti dei personaggi sacri e profani ritratti, ricchi di così umane emozioni, sensazioni interiori, dall’espressività “parlante”. Senza dimenticare di riproporre con dovizia di particolari abiti, costumi e decorazioni veicolandoli dalla primitiva visione cavalleresca verso una rappresentazione più chiara, concreta, (e più luminosa artisticamente) di tipico stampo rinascimentale, ma arricchita da inventiva e da analisi e studi delle proporzioni armoniche del corpo umano ideale, interpretato anche – e qui sta un’altra innovazione – quale “misura” per l’architettura e l’urbanistica.
Senza dimenticare che finanche maestri stranieri della pittura come Albrecht Durer furono da lui influenzati.
Una stagione artistica straordinaria – quella del Mantegna – che nel periodo storico-culturale più importante dell’arte italiana ha saputo dimostrare come il futuro di ogni società non può prescindere dal suo passato: facendo rivivere col suo operare il classico antico con accanto la costruzione del moderno, aggiungendo prospettiva e realismo della figura umana.
Questa lunga ed apparentemente inutile premessa è stata necessaria per introdurre la bella mostra a questo maestro dedicata e allestita nelle monumentali stanze di Palazzo Madama (dal 12 dicembre 2019 al 4 maggio 2020) che ha saputo ricercare, riunire e proporre oltre 120 opere (40 del Mantegna, su circa 200, in totale, quelle sopravvissute al tempo ed alle guerre) provenienti da una settantina di musei internazionali (e da molte istituzioni e musei italiani) oltre che dalle più importanti collezioni del mondo, che spiegano benissimo quel cammino e quelle scelte.
Il percorso del Mantegna sopra sintetizzato risulta così evidentissimo, bene illustrato con tele, tavole, disegni, miniature, sculture, opere grafiche,… (anche un utilissimo video per illustrare gli affreschi – Camera Picta,… – e le altre opere – Cristo morto, … – che non è stato possibile spostare), messe a confronto con altri capolavori – anch’essi presenti a Torino – di Donatello, Paolo Uccello, Giovanni e Jacopo Bellini, Correggio, Antonello da Messina,… .
Un meritato plauso quindi va ai curatori Sandrina Bandera, Howard Burns e Vincenzo Faninella (oltre che al qualificato Comitato Scientifico, naturalmente) che hanno operato queste scelte e le hanno sapute anche ben disporre nell’allestimento (salvo che per gli inevitabili riflessi su vetro…).
Ed il pubblico pare abbia saputo apprezzare e gradire, premiandole, queste scelte degli organizzatori, facendo registrare (al 26 gennaio) la presenza di oltre 37mila visitatori.
Il catalogo della mostra è curato da Marsilio Editori.
Gli orari di apertura sono: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10 alle 18; giovedì e sabato dalle 10 alle 21; martedì chiuso. Info: www.palazzomadamatorino.it; tel: 011/088.1178.
La mostra è stata organizzata e promossa da Città di Torino, Fondazione Torino Musei, Intesa San Paolo e Civita mostre e musei, col supporto di molti sponsor.
Nella foto, che fa da logo alla mostra: Ecce Homo – tempera a colla e oro su tela montata su tavola – 54 x 42 cm – proveniente dal Museo Jacquemart di Parigi.

Franco Cortese Notizie in un click