La prossima settimana la proposta di legge sulla parità salariale, già approvata all’unanimità in commissione Lavoro alla Camera, andrà in Aula, come richiesto dal Movimento 5 Stelle.
Un passo avanti importantissimo per milioni di donne, che soprattutto in questo momento storico sono le più penalizzate dalla crisi, ma anche per l’intero Paese, visto che il gap retributivo di genere costa ogni anno 8 punti di Pil all’Italia. Il testo unificato è la sintesi di diverse proposte di legge che sono state presentate sullo stesso argomento, tra cui quella a firma della collega Cipriani (M5S) che ha preso spunto dalle normative in vigore in altri Paesi europei, come Austria, Belgio, Spagna, Portogallo, Regno Unito. Ricordo che le donne mediamente percepiscono il 12,2% in meno degli uomini, a parità di mansione. Ma se si analizzano i dati degli impieghi in cui è richiesta una laurea il divario cresce addirittura del 30,6%. Una situazione di ingiustizia sociale così evidente che risulta inaccettabile.
E’ lo Stato, prima di tutto, che deve riconoscere dignità piena alle donne: anche da questa strada passa il cambiamento culturale contro la violenza sulle donne. E’ una sperequazione micidiale che si protrae da anni e che ha dovuto attendere la presenza del Movimento al Governo per essere realizzata.
