Barbara Gallavotti: “Il Covid? Forse durerà meno della Spagnola”

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“Quanto durerà il Covid? L’influenza spagnola durò circa due anni facendo 50-100 milioni di morti, in modo particolare tra i giovani. Se oggi non esistessero i farmaci e non fosse in corso la sperimentazione dei vaccini, i tempi della fase acuta di questa pandemia potrebbero non essere dissimili. Le terapie e la ricerca ci fanno sperare in uno svolgimento molto meno drammatico”. A parlare all’HuffPost è Barbara Gallavotti, biologa, scrittrice, giornalista scientifica e autrice di trasmissioni televisive, in particolare Superquark e Ulisse.

E, a proposito del vaccino, Gallavotti sottolinea che “sarà uno strumento per proteggere il prima possibile i più fragili, ma questo non autorizzerà a far circolare il virus liberamente tra il resto della popolazione. Senza contenimento, anche i più giovani potrebbero contrarre la malattia in maniera più grave”.

Parlando di circolazione del virus, si discute molto di immunità di gregge. È una strada percorribile?
Senza un vaccino, ma facendo correre l’epidemia no: su questo la maggioranza della comunità scientifica concorda. Alcuni hanno fatto notare che nella storia non si è mai cercato di affrontare un’epidemia perseguendo volontariamente questa strada. Non sappiamo neanche quale dovrebbe essere il numero di persone che dovrebbe contagiarsi. Forse il 50%, ma qualcuno dice il 20%, altri il 70%: la verità è che questa percentuale si può capire soltanto a posteriori, una volta raggiunta l’immunità. E di norma il raggiungimento si ottiene attraverso un vaccino, non certo a tavolino. Altro punto interrogativo riguarda l’effettiva durata dell’immunità che segue il contatto con il virus: è chiaro che se le persone si possono riammalare, come già verificatosi in alcuni casi, il discorso perde di valore. Pensiamo poi a posti come Bergamo dove il Covid-19, circolando molto durante la prima ondata, ha causato moltissime vittime su un territorio relativamente limitato: non si può lasciare che questo accada su scala nazionale. E pensiamo anche a Manaus, città del Brasile colpita molto duramente nei mesi scorsi: si calcola che il 66% dei circa 2 milioni di abitanti sia stato contagiato dal virus e si riteneva di aver raggiunto una sorta di immunità di gregge. Invece a settembre sono comparsi i casi della seconda ondata.

Il vaccino sarà la soluzione?
Lo sarà, se e quando arriverà. Abbiamo molti vaccini in fase di sperimentazione avanzata e questo fa decisamente ben sperare, ma sono molti gli elementi da considerare. Per esempio, bisognerà tenere conto della durata della campagna di vaccinazione: la Germania aveva stimato circa un anno per l’intera popolazione. Il vaccino sarà uno strumento per proteggere il prima possibile i più fragili, ma questo non autorizzerà a far circolare il virus liberamente tra il resto della popolazione. Senza contenimento, anche i più giovani potrebbero contrarre la malattia in maniera più grave.