BASTA ATTACCHI CONTINUI AL REDDITO DI CITTADINANZA, SONO INTOLLERABILI, LA RIFORMA VA COMPLETATA NON SMANTELLATA

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Evidentemente la pandemia non ha insegnato assolutamente nulla a certa politica, che gioca puntualmente ad alimentare tensioni sulla pelle degli ultimi

Improvvisamente il Reddito di cittadinanza, che ha aiutato milioni di famiglie a sopravvivere in piena pandemia e mettere insieme il pranzo con la cena, è diventato la panacea di tutti i mali del mercato del lavoro italiano: se non si trovano stagionali, è colpa del Reddito di cittadinanza.

Se chi lavora pretende una paga dignitosa, come prevede la Costituzione, è colpa del MoVimento 5 stelle, che ha introdotto il Reddito di cittadinanza. Se le politiche attive del lavoro non funzionano, è colpa del Reddito di cittadinanza.

Peccato che chi oggi lancia strali contro questa misura di giustizia sociale, che rivendichiamo con orgoglio, e che in altri Paesi europei esiste da decenni ed è stata introdotta da governi di destra e di sinistra, dimentica le responsabilità politiche, che si è assunto governando il Paese negli ultimi 20 anni, approvando leggi prive di adeguati ammortizzatori sociali in caso di cessazione dei rapporti di lavoro, che hanno creato un esercito di lavoratori poveri.

Improvvisamente, da quando i temi della formazione e della riqualificazione delle competenze di disoccupati e lavoratori sono rientrati a pieno titolo nell’agenda di governo, si è tornato a parlare di politiche attive del lavoro.
Lega, Fdi, Forza Italia e Italia Viva, che hanno condannato milioni di giovani italiani al precariato, negli ultimi decenni, con la legge Biagi o il Jobs Act meditino sul fallimento di quelle politiche per l’occupazione, che hanno votato in Parlamento e che hanno avuto il demerito di alimentare il precariato e comprimere diritti, invece di aggrapparsi sugli specchi pur di attaccare il MoVimento 5 Stelle.

La riforma del Reddito di cittadinanza va completata, rafforzando le politiche attive del lavoro, con le assunzioni nei Centri per l’impiego, che devono fare le Regioni, e con i Progetti utili alla collettività (Puc), che sono di competenza dei Comuni, ma che, purtroppo, moltissimi enti locali non hanno ancora attivato.
Ora basta.