BENVENUTI A PERUGIA: IL BIGLIETTO DA VISITA UN NUOVO CENTRO COMMERCIALE

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Chiederò al sindaco Romizi di apporre un grande cartello con la scritta “Benvenuti a Perugia” all’inizio di Via Palermo, l’ingresso più importante alla città dalla superstrada. Sono sicuro che appena aprirà (e manca poco) l’ennesimo supermercato uscito dalla fantasia dei nostri amministratori, gli automobilisti fermi nel traffico avranno molti minuti, se non ore, per ammirarlo. Perché vedrete che anche la mobilità della zona sarà disastrosa.

Stanno per finire i lavori della nuova struttura. C’è un supermercato qualche centinaio di metri più in basso, un altro poco più su, ma non importa. A Perugia lo spazio per un nuovo centro commerciale si trova sempre.
La nostra città è la prima in Italia per spazi commerciali rispetto al numero di abitanti e questa giunta, come mai nessun’altra in passato, ha aperto tutte le porte possibili alla grande distribuzione. Qualche sospetto comincia a venire anche ai meno maliziosi.

In quel luogo, che andava recuperato, c’era qualche anno fa un progetto interessante: un centro direzionale, oltre a una parte destinata all’abitazione e una parte – minima – al commercio. Guarda caso di quel progetto è rimasto in piedi solo il centro commerciale.
La giunta Romizi non sa immaginare altro, sembra che l’unica attività economica possibile nella nostra città siano i centri commerciali.
Nessuna attenzione al lavoro, alla nascita di nuove imprese (al di là delle chiacchere sul co-working). Nessuna attenzione nemmeno al centro storico, che continua a svuotarsi di negozi, soprattutto negozi di qualità. Possibile che non si pongano il problema?

Ma davvero l’amministrazione comunale ritiene che ci sia bisogno di tutti questi supermercati, che soffocano le periferie, intasano le strade, costringono tutti a usare l’auto privata?
Io ritengo che ne abbiamo più che a sufficienza. Ma visto che le aperture non si fermano perché, almeno, se vogliono dare tutte queste occasioni alla grande distribuzione, non obbligano le catene ad aprire, in cambio della licenza a occupare tutto lo spazio che gli si concede, anche piccoli negozi distaccati nel centro storico, magari che propongano prodotti di qualità? Non sarebbe difficile. Tutte le catene, ad esempio, hanno linee di maggior pregio che nei supermercati scompaiono e che se proposte da sole potrebbero dare risultati interessanti.
Ikea, che non è propriamente un’azienda a gestione familiare, già fa una cosa simile in diverse città.

Forse sarebbe un modo per restituire qualcosa agli abitanti del centro storico e un modo per combattere il suo inesorabile declino.

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Giuliano Giubilei