Beppe Grillo aspetta in silenzio il momento Draghi

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Nel tramestio e nella gran confusione del marasma 5 stelle a far rumore è un silenzio. Beppe Grillo si è inabissato.

Con il suo casco da sommozzatore viaggia lontanissimo dai lidi dove battagliano correnti e correntine pentastellate, ma anche dalla spiaggia dove si combatte per lo sbarco al Quirinale. Non un’indicazione di metodo se non di merito, non una parola su Silvio Berlusconi, un’intemerata delle sue contro l’ipotesi dello “psiconano” al Colle, eppure sarebbe così facile. Dai canali nei quali solitamente ci si infila per carpire cosa diamine pensi l’elevato si capta solo qualche rumore di fondo: “Ha detto che sul presidente della Repubblica non vuole mettere becco”.

Mentre il suo blog sforna immaginifici post sulle disuguaglianze e sulla transizione ecologica, chi ci ha parlato racconta che almeno fino a Natale l’Elevato una preferenza in testa ce l’aveva: “Mario Draghi al Quirinale sarebbe un’ottima garanzia per il futuro”. Ma con l’arrivo del nuovo anno fine delle trasmissioni, è Giuseppe Conte a dare le carte, “Beppe non lo sentiamo da un po’”. Certo è che l’opzione Draghi sarebbe un’arma atomica gettata sulla cittadella 5 stelle. “Il Movimento non reggerebbe quel nome”, ha avvisato uno che non parla tanto per dar fiato alla bocca come Vincenzo Spadafora. Un suo collega aggiunge: “No, no, non si può fare, i nostri lo temono come la peste”.

Eppure Grillo un filo diretto sotterraneo lo ha tenuto e continua a tenerlo con Palazzo Chigi, si racconta di telefonate non frequenti ma nemmeno così episodiche, la chimica con il premier è assodata.