Berlusconi, zero complotti: l’audio smentisce la sentenza politica

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La macchina del fango contro i giudici della Cassazione che, nel 2013, hanno condannato definitivamente Silvio Berlusconi per frode fiscale

Processo Mediaset-diritti tv, viene ricostruita questa sera da Report di Sigfrido Ranucci su Rai 3. Una macchina del fango che, l’estate scorsa, ha avuto come cassa di risonanza la tv dell’interessato, Mediaset, dove l’audio di un morto, il giudice Amedeo Franco, relatore di quella sentenza in Cassazione, è stato usato per dimostrare che la condanna di Berlusconi fu politica. Una bufala, già smascherata, e che stasera viene sviscerata nella ricostruzione di Report con parti inedite di quell’audio del giudice Franco, il quale parla, registrato, con Berlusconi, pochi mesi dopo la condanna.

L’inedito riguarda Gianni Letta, l’eminenza grigia dei governi di “Mister B.”, che prima del processo sarebbe andato dall’allora presidente della Cassazione Giorgio Santacroce, anche lui morto. “È andato Gianni Letta da Santacroce e ci ha detto: ‘Ormai avete quel collegio lì e ve lo tenete. Abbiamo un relatore assolutamente sopra le parti’ (Franco, ndr)”. Queste le parole di Berlusconi a Franco che si ascolteranno stasera. Berlusconi, sempre riferendosi a quei giorni del suo processo, racconta un altro fatto: “Il procuratore di Cassazione, andiamo a toccarlo con un nostro amico”. Il riferimento è ad Antonio Mura, oggi procuratore generale di Roma, allora sostituto procuratore generale della Cassazione. Berlusconi, come dice nell’’audio che trasmetterà Report, avrà anche trovato chi si è prestato ad avvicinare il magistrato, ma certamente senza successo. Mura chiese e ottenne la conferma della condanna di Berlusconi, chi scrive ha seguito quel processo, la sua requisitoria fu minuziosa, impeccabile.

Stasera andranno in onda anche le interviste, tra gli altri, ai giudici di quel collegio della sezione feriale della Cassazione: il presidente Antonio Esposito e i giudici Ercole Aprile e Claudio D’Isa. Parlano con Report avendo già testimoniato in procura a Roma, che ha chiuso a marzo scorso l’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, stabilendo che la formazione del collegio che giudicò Berlusconi fu regolare, altro che complotto politico.  Esposito, Aprile e D’Isa confermano davanti alle telecamere quanto rivelato dal Fatto Quotidiano su cosa successe in camera di consiglio: Franco provò a registrare, ma un clic maldestro mise in allarme i colleghi. Uno di loro, Giuseppe De Marzo, andò in bagno dove era andato in tutta fretta Franco e lì trovò il registratore abbandonato dal magistrato per provare a non farsi scoprire. “In quell’occasione, racconta Aprile, lui, (Franco ndr), mise la mano alla tasca, si sentì un gracchiare, un… come se stesse registrando. Si alzò in piedi, di scatto, e scappò in bagno. Noi lì per lì rimanemmo gelati”. E D’Isa: “Dopo un po’ di tempo, subito dopo uscì dalla camera di consiglio per il bagno anche un altro collega, il collega De Marzo, rientrò con un apparecchietto, l’ha trovato nel bagno”.

di Antonella Mascali