Caldo, Coldiretti, con il fiume Po a secco si rischia un terzo del Made in Italy

0
79
FIUME

La secca dei fiume Po mette a rischio oltre 1/3 della produzione agricola italiana, così come più della metà degli allevamenti che sono presenti nel bacino del piu’ grande fiume italiano

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il crollo del 30% della portata evidenziata dall’Autorita’ Distrettuale del fiume Po che evidenzia la sofferenza anche nei sottobacini come il fiume Enza che è ai minimi storici. Sotto assedio della siccita’ sono territori dove – afferma Coldiretti – sono concentrate coltivazioni dei prodotti base della dieta mediterranea, dal grano al pomodoro fino alla frutta, ma anche granturco e foraggio per nutrire gli animali negli allevamenti che producono latte per i principali formaggi Dop italiani e forniscono le cosce per prosciutti Dop di Parma e di Modena e carne per salumi Dop.

A preoccupare con l’abbassamento dei livelli del grande fiume è anche la risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata alla foce che brucia le coltivazioni e rende inutilizzabili i terreni con uno scenario – sottolinea Coldiretti – pesante per l’economia agricola di intere aree in provincia di Ferrara e Rovigo.

L’ondata di caldo anomalo è stata peraltro accompagnata a macchia di leopardo da violenti temporali come a Pavia dove una violenta grandinata ha colpito i vigneti dell’Oltrepò Pavese con acini spappolati e grappoli distrutti con danni che secondo le prime stime della Coldiretti, nei territori colpiti potrebbero arrivare fino a punte dell’80%.

Siamo di fronte in Italia – continua la Coldiretti – alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

L’ effetto dei cambiamenti climatici con l’alternarsi di siccità e alluvioni ha fatto perdere – conclude la Coldiretti – oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti.