CAPITANI CORAGGIOSI E SISTEMA PAESE

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Dopo mesi di attesa non si ha ancora la certezza se Tesoro, Ferrovie dello Stato, Atlantia e Delta Airlines, abbiano un piano industriale credibile e a quanto pare Atlantia preferirebbe Lufthansa alla statunitense Delta.

I tedeschi da tempo hanno fatto capire, tra le righe, di essere interessati alla nostra compagnia di bandiera, probabilmente entrando come azionisti solo in un secondo momento.

Ma con quali piani? Tagliare, come paventato, altri 5.000 posti di lavoro per gravare sempre sui dipendenti? Oppure rendere Alitalia una compagnia regionale, limitandone i collegamenti solo al mercato domestico per lasciare in mano a Lufthansa le rotte internazionali ed intercontinentali, lucrando così in esclusiva sul nostro turismo?

Alcune riflessioni andrebbero fatte anche a livello europeo, dove la Germania ha sempre giocato un ruolo più che dominante, ruolo che con il governo attuale potrebbe incidere su scelte strategiche nel settore del trasporto aereo.

In questa trattativa delicata le Ferrovie dello Stato sono l’unico potenziale azionista che ha fatto un’offerta vincolante e allo stesso tempo vincolata rispetto agli altri pretendenti. Ma sappiamo che FS non può far fronte agli investimenti che la compagnia deve fare a breve termine senza altri azionisti di peso.

La scadenza per la trattativa era stata fissata per lo scorso 15 ottobre, ma mercoledì scorso il Ministro dello Sviluppo economico ha autorizzato lo spostamento dell’offerta vincolante per la nuova Alitalia al 21 novembre 2019 con due condizioni chiare: intervento diretto dei commissari nel confronto con i pretendenti e aggiornamento quotidiano sullo stato di avanzamento dei lavori.

Questo scenario ha suscitato le perplessità dei commissari Paleari, Laghi e Discepolo, che tra l’altro hanno deciso di seguire in prima persona le trattative con i potenziali azionisti, per evitare un pericoloso gioco al ribasso.

A fronte di questa ulteriore proroga della trattativa, il prestito ponte previsto inizialmente di 350 milioni potrebbe arrivare a 400 milioni.

Anche il Segretario Nazionale UGL Trasporto Aereo, Francesco Alfonsi, ha chiesto chiarimenti sul piano industriale con un focus specifico sul futuro dei dipendenti, che da 10 anni vivono un disagio cronico a causa di scelte manageriali sbagliate.

Nell’ultimo anno e mezzo, nonostante una concorrenza spietata da parte delle low-cost – che tra l’altro fruiscono di contributi provenienti dai contratti di comarketing – l’Alitalia ha dimostrato di poter far bene offrendo un ottimo servizio con elevata qualità e sicurezza in volo.

Non dimentichiamo, peraltro, che la crisi di Alitalia è dovuta anche alle politiche dei trasporti a livello regionale, che hanno sempre favorito le compagnie low cost per avere un certo flusso di passeggeri a scapito di un efficienza di scala a livello nazionale.

Ma nonostante uno scenario competitivo sfavorevole, il CCO Alitalia Fabio Maria Lazzerini, nell’ultimo anno e mezzo ha portato a casa risultati nettamente superiori rispetto all’era Etihad.

Appare ormai evidente che non servono altri capitani coraggiosi alla nostra compagnia di bandiera: servono invece scelte coraggiose.

Non possiamo permetterci il rischio di consegnare a soggetti esteri, come successo con Etihad, un asset strategico per l’eco e lo sviluppo del nostro paese, specialmente se si vuole puntare all’intermodalità.

Una conclusione, questa, che deriva da premesse indiscutibili: tutte le soluzioni con acquirenti esteri hanno causato un impoverimento dell’azienda, perché tutti hanno sottratto ad Alitalia le attività migliori e redditizie per portarle a casa loro, lasciando invece alla nostra compagnia di bandiera solo il conto da pagare.

Dopo l’era Sabelli, quando Alitalia sfiorò l’EBIT (era il 2011 con ricavi di 3,5MLD circa), tutti i piani industriali degli ultimi anni sono stati pensati non per gestire bene la compagnia, ma per favorire l’uno o l’altro attore e, probabilmente, anche le banche coinvolte.
A riprova di ciò si nota la cronica mancanza di investimenti nella flotta di lungo raggio: se ne parla sempre all’inizio di ogni trattativa, ma poi vengono costantemente disattesi.

Va anche ricordato che le migliori compagnie al mondo hanno sempre investito sui dipendenti, perchè per competere in un settore così delicato, non possono mancare gli investimenti sulle persone. Invece, nonostante il comparto del trasporto aereo sia in crescita, si continua a parlare di esuberi.

Per lo sviluppo del nostro paese si deve dunque insistere sull’unione di Ferrovie dello Stato e Alitalia senza lasciare fuori ANAS: significherebbe un beneficio per tutti, garantendo accesso in modo semplice a tutti i servizi legati ai trasporti nazionali e locali, promuovendo di conseguenza il turismo in Italia. E sicuramente tutto questo gioverebbe anche alle zone insulari come Sicilia e Sardegna, con costi di viaggio accessibili anche ai meno abbienti.