#CARNE, CALA IL CONSUMO INTERNO E L’UE DIVENTA ESPORTATRICE NETTA

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In un documento pubblicato recentemente, la #Commissioneeuropea riporta i risultati di una ricerca sui cambiamenti dei consumi alimentari nel mondo e come essi possano influenzare le scelte produttive e commerciali. Lo studio rileva che la crescita del reddito e i cambiamenti nelle preferenze dei consumatori hanno avuto come conseguenza l’aumento del consumo di cibo che, però, è avvenuto a un ritmo più rapido rispetto alla popolazione mondiale: tali sviluppi hanno comportato un conseguente incremento di prodotti di maggior valore come carne e latticini nelle economie emergenti. L’UE e il Nord America sono i maggiori utilizzatori di prodotti lattiero-caseari con circa 270 kg di latte pro capite equivalenti, in Sud America, il consumo è cresciuto a 150 kg pro capite, mentre in Asia raggiungerà i 70 kg pro capite nel 2020. Il consumo africano rimane stabile a meno di 50 kg pro capite, tuttavia la crescita della popolazione comporta un aumento significativo dell’utilizzo totale e un deficit più profondo a causa della produzione non in linea con la domanda. I principali fornitori sono UE, Nord America e Oceania: quest’ultima esporta il 200% del suo utilizzo, in quanto l’eccedenza dell’UE raggiunge oltre il 10% del suo utilizzo. Parallelamente, le crescenti preoccupazioni sociali e ambientali nelle economie sviluppate hanno influenzato le preferenze dei consumatori portando ad esempio a ridurre il consumo di carne rossa. Per la carne bovina, i maggiori consumatori si trovano in #NordAmerica, con 35 kg pro capite, seguito dal #SudAmerica, mentre l’#Ue è il quarto consumatore più grande con 15 kg pro capite, dopo l’#Oceania a oltre 20 kg pro capite. Anche la posizione commerciale dell’Unione europea è cambiata in modo significativo nel tempo: negli ultimi tre decenni il consumo pro capite di carne bovina è diminuito a causa delle variazioni delle preferenze dei consumatori e, da importatrice, l’Ue è diventata un’esportatrice netta. Ne consegue che la riduzione dell’offerta interna potrebbe avvicinare l’Europa all’autosufficienza entro il 2020. Inoltre, dallo studio emerge come l’Ue sia di gran lunga la maggiore fruitrice di carne suina, con un consumo superiore a 40 kg pro capite, seguita dal Nord America a meno di 30 kg pro capite e dall’#Asia, dove dovrebbe raggiungere i 15 kg pro capite entro il 2020. Per ciò che riguarda il pollame, il consumo aumenta in modo significativo in tutte le regioni del mondo, essendo più economico e conveniente rispetto ad altre carni: il maggiore fruitore è il Nord America, a oltre 50 kg pro capite, seguito dal Sud America, dall’Oceania e dall’Ue che è anche un importante esportatrice per taluni tagli. E in questo quadro come si piazza il nostro Paese? Mi piace sottolineare che nonostante l’#Italia sia deficitaria in fatto di carne (pollame a parte), sia la prima nazione che sta puntando sulla qualità grazie anche all’impiego di sistemi come i #ClassyFarm, ancora in via sperimentale, finalizzati alla categorizzazione dell’allevamento in base al rischio: l’auspicio è che possa diventare un modello per tutta l’Europa. Alla luce di tutto questo, aumentare la disponibilità totale di alimenti, sopperire la crescente diversificazione del paniere dei consumatori, soddisfare standard di qualità più elevati (sicurezza, ambiente, benessere ed etica), mantenere gli alimenti a prezzi accessibili rappresentano le sfide future del settore #agroalimentare.