C’è una sola certezza: sarà il Pnrr del lavoro precario

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Nonostante l’allarme del Quirinale sia arrivato in tutte le redazioni

I ritardi nella definizione di aspetti fondamentali del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non sembrano, a differenza dei mesi scorsi, interessare più i media. La sveglia del Colle, però, è suonata a Palazzo Chigi che ieri ha fatto circolare l’intenzione di portare in Consiglio dei ministri uno o due decreti (governance e semplificazioni) entro giovedì prossimo: un vero tour de force – tanto più che martedì o mercoledì è prevista anche l’approvazione (in ritardo) del decreto Sostegni bis da 40 miliardi – che finirà per ridurre (di nuovo) il Parlamento al ruolo di passacarte, situazione che potrebbe peggiorare quando – tra giugno e luglio – arriveranno i ddl delega sulla giustizia, la concorrenza e, forse, il fisco.

In realtà, l’annuncio del governo al momento è più un’intenzione che un cronoprogramma, visto che di testi veri e propri non ce ne sono: eppure si tratta di decreti che, per regolamento, la Commissione Ue dovrà valutare e approvare come fossero parte integrante del Pnrr. Ci torneremo, ma ora va chiarita l’unica certezza riguardo al Piano di ripresa: sarà all’insegna del lavoro (pubblico) precario. Mercoledì – spiegano fonti di governo – è stata definita la delega al ministero della Funzione pubblica per le migliaia di assunzioni connesse all’attuazione del Pnrr: siccome tra mali endemici e protocolli anti-Covid si ritiene di non poter fare i concorsi in tempo, si apre la porta a tutte le forme di “flessibilità” possibili.

In cima alla lista ci sono i dirigenti esterni, che potranno essere presi a chiamata diretta dalle singole amministrazioni per tre anni più altri tre in deroga a qualunque norma. Poi c’è la truppa e qui la delega predisposta è una sorta di catalogo del precariato: via libera ai moduli per l’apprendistato, ai contratti di formazione, ai temporanei e pure agli stage se dovesse servire.

Nel frattempo, è l’idea, si fanno i concorsi ordinari. Per fare più in fretta, proprio due giorni fa, Renato Brunetta – che aveva annunciato un suo “decretone” entro aprile – ha provato a inserire questa delega come emendamento al primo dl Sostegni, appena arrivato alla Camera dopo il via libera del Senato: respinto con perdite dalla sua stessa maggioranza, sarà inserita nei decreti per il Pnrr.

La fretta, d’altra parte, è scusata: è la natura stessa del Next Generation Eu a imporla, ma molti Paesi, Francia in testa, hanno da tempo scelto il loro sistema progettuale e iniziato a prepararsi come se il Piano fosse già approvato: sempre per regolamento, infatti, dev’essere chiaro fin da subito per ogni singolo programma di spesa chi firma e con quali guarentigie, quale modello di progettazione ed esecuzione, con quali tecnici e quanto personale, quali norme (codice degli appalti, codice ambientale, etc.) vanno modificate per spendere i soldi in tempo.

di Marco Palombi