Clelia Scarfò, Franco Cortese, Domenico Grande – Verzino nel tempo e nella tradizione – CSA Editrice, Castellana Grotte (BA), dicembre 2020, p. 330 (209)

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Ricordo il meraviglioso mare di Calabria della mia giovinezza alla scoperta del sud… ricordo poi dei viaggi successivi, la costa deturpata, a est ed a ovest, le case lasciate a metà… (le immagini de “Il ladro di bambini” di Amelio”!) e… la decisione di non tornare più in quei luoghi.

Ora scopro, con questo libro sulla storia di Verzino – piccolo comune montano del crotonese, nato in un “molto lontano” passato – una Calabria diversa, vera nelle sue memorie, autentica e sincera, con gli entusiasti ed interessati autori impegnati nella ricerca, conoscenza e memorizzazione e pubblicizzazione delle loro radici (Battiato insegna…). Si fa davvero apprezzare questa appassionata indagine “…nel tempo e nella tradizione” per la ricchezza e la profondità di una inchiesta a tutto campo.

Ottima ed utile la scelta di inquadrare storicamente ogni capitolo prima di procedere all’analisi vera e propria del tema proposto e poi ampiamente e bene svilupparlo; ho particolarmente apprezzato l’excursus sui mestieri artigianali e sui lavori dell’uomo.

Così nella storia universale si unisce il “piccolo” mondo particolare di Verzino in cui spesso ritrovo usi, costumi, lavori e proverbi del passato del mio paese piemontese posto ai piedi delle Alpi; ritrovo i mestieri scomparsi, quelli itineranti, le feste con il “pane della carità”, l’uso dei soprannomi che, fino a poco tempo, da noi, accompagnavano anche gli annunci funebri.

L’acuta analisi dei tre autori è stata ampia e ben strutturata; spazia dal lavoro umano in tutti suoi aspetti ai giochi, alle feste locali ed alla cucina tradizionale con appetitose ricette spesso generose di peperoncino. Molto intrigante ho trovato la parte dedicata al malocchio, alle streghe… al mio paese c’erano “le masche”…, e assai documentata l’analisi dei dialetti calabresi con gustosi modi di dire e proverbi.

Nelle relazioni sociali ho scoperto, ed imparato, l’unicità del “ramaglietto”, questo dono particolare che veniva posto in essere nella festa di san Giovanni; pegno di amicizia eterna. Ed anche gli usi del fidanzamento e del successivo matrimonio ricchi di antiche ed universali remore patriarcali in cui la donna è sempre inferiore all’uomo a cui bastava portare “panza e prisenza”. Non manca nulla in questo saggio: ci sono anche “I racconti della memoria”, con il truce e arrogante feudatario Nicola Cortese, veramente esistito, e con la povera gente angariata.

Infine, necessaria anche l’appendice socio.geo-politica che presenta la Verzino di oggi, del 2020, con la sua natura e caratteristiche ambientali di sicuro interesse turistico, che meritano essere promosse e sviluppate.

Oltre le spiagge affollate e la riviera sconciata che ricordavo, esiste dunque un’altra Calabria, questa sì da scoprire o riscoprire con rispetto, non con un turismo “mordi e fuggi”, ma con l’interesse umano, sociale, culturale in senso lato del viaggiatore che vuole un incontro con “le persone” del presente, per conoscere e capire il passato e vivere, meglio arricchita, la propria esistenza.

Luisella Casassa