Conte cerca di aver mani libere da Pd e M5s

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Proseguono le consultazioni di Giuseppe Conte con i partiti, dopo aver ricevuto per la seconda volta l’incarico dal presidente Mattarella per formare il governo.

Giuseppe Conte ha solo cinque giorni per formare il suo Consiglio dei Ministri e sciogliere la riserva dal capo di Stato Sergio Mattarella. La strada non è sicuramente in discesa. Da un lato in Parlamento dovrà fronteggiare l’opposizione agguerrita del centrodestra.

Fratelli d’Italia per bocca di Luca Ciriani al termine dei colloqui con Conte ha detto che il partito ricoprirà il ruolo di “un’opposizione che sarà senza sconto alcuno a un governo inaccettabile che si fonda su una alleanza tra partiti che fino a ieri litigavano e che nasce solo per una operazione di potere ed impedire il voto dei cittadini””.

La delegazione della Lega con i sottosegretari uscenti Lucia Borgonzoni e Claudio Durigon senza il leader Salvini, al termine dell’incontro ha fatto sapere di non aver ottenuto le garanzie affinchè non vengano toccati i provvedimenti approvati e voluti dai leghisti nella precedente esperienza di governo giallo-verde, ed ha auspicato nella “coscienza dei senatori a non votare questo mercificio”. Inoltre è stato ribadito a Conte che i presidenti di commissione leghisti non si dimetteranno.
© Foto : foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica
Juncker augura a Conte di formare un governo di successo

Forza Italia, secondo il leader Silvio Berlusconi, ha promesso un’opposizione ferma, coerente, senza sconti ma composta, ribadendo ancora una volta che la miglior soluzione alla crisi sarebbe stato il voto anticipato. Allo stesso tempo il cavaliere ha criticato Salvini, che ha riconsegnato il Paese alla sinistra col tentativo di resuscitare l’alleanza con i Cinque Stelle.

Sul fronte della nuova maggioranza giallo-rossa per Conte non sarà affatto facile mediare tra Cinquestelle e Pd, fino a ieri acerrimi nemici e ancora molto distanti su questioni incandescenti come quelle dell’immigrazione e del taglio dei parlamentari, senza trascurare quota 100, Tav, reddito di cittadinanza e manovra. Conte ha spiegato ieri di voler un governo “per” e non “contro”. La sfida è far accettare al Pd la sua terzietà, per scegliere personalmente la squadra e rendersi autonomo anche dai pentastellati.