Covid-19: la strategia vincente

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crisanti
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Chi si chiedesse perchè il Veneto è la Regione che nel rapporto tamponi/abitante è prima in classifica in Italia (ne sono stati eseguiti ad oggi oltre 378 mila su 4,9 milioni di abitanti), e perchè è la Regione del nord Italia, quello maggiormente colpito dal virus Covid-19, che meglio ha retto all’urto, stia sicuro, non è per un caso né per mera fortuna.

Fin da gennaio/febbraio la Regione Veneto ha seguito una linea, quella di fare più tamponi possibili. Ricordate l’esperimento sulla piccola Vo Euganeo? Il paesino che ebbe la prima vittima? Era potenzialmente a rischio come la vicina lombarda Codogno. Tutti i suoi 3.300 abitanti furono “tamponati”, isolati i positivi, bloccati i contagi. Da allora il numero dei tamponi/die effettuati in Veneto sono cresciuti costantemente. E questo grazie all’intuizione dell’Amministrazione regionale di dotarsi fin da subito di una filiera di produzione fatta in casa, a cominciare da un tipo di test (se lo sono fatto validare dallo Spallanzani di Roma) e, soprattutto, dai reagenti, fatti in casa anche quelli, senza i quali i “cotton fioc” che frugano nelle italiche narici si ridurrebbero ad una mera pratica d’igiene nasale. Non a caso ancora oggi la protezione civile nazionale, se di tamponi ne ha a iosa, di reagenti nisba. Arcuri l’altro giorno lo ha detto chiaro e tondo alle Regioni: “procurateveli da soli”. In sostanza, non ce ne sono a sufficienza per tutti sul mercato.
Mossa vincente quella del Veneto di non dipendere da fornitori esterni.

E il Veneto non si è fermato qui. Presso l’ospedale di Padova da un mese è in funzione un macchinario capace il effettuare 9.600 tamponi al giorno, il primo (e speriamo non sia l’ultimo), in Italia. In 15 minuti è in grado di effettuare ciò che precedenti macchinari effettuavano in due ore. Viene dall’Olanda e ha un costo di circa 500 mila euro. Soldi benedetti, perché è stato statisticamente dimostrato che più sono i tamponi fatti meno sono i morti (un contagiato lo curi, lo isoli subito e non sparge altro contagio). E sono soldi benedetti quelli investiti in questo macchinario perchè consente alle Istituzioni di produrre una mole importante di tamponi, tali di monitorare costantemente l’andamento dei contagi e assumere con cognizione di causa i relativi provvedimenti di apertura, differenziandoli in base all’andamento dei contagi sul territorio.

Dietro queste misure, nulla togliendo alla felice scelta del presidente della Regione Luca Zaia, c’è un virologo, si chiama Andrea Crisanti e lo ha affiancato fin dalle prime fasi di questa pandemia.

Ecco, se non temo smentite nell’affermare che l’Amministrazione lombardo/leghista di Fontana ha dato prova di imperdonabile inefficienza e ha sulla coscienza diversi errori campali (fra cui la strage di anziani nelle Rsa), mi ritengo intellettualmente onesta quel tanto che mi permette di elogiare il “modello Veneto”, parimenti leghista. Tanto da auspicare che la pletora di “esperti” che stanno affiancando il Governo nazionale in questo disastro sanitario che stiamo vivendo, ne seguano quanto prima le orme.

Perché quando ne va della vita e del destino di un popolo, i colori politici non contano, conta adottare la strategia vincente.