Covid, Crisanti: “Contagi troppo bassi, in Italia i conti non tornano”

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I conti del Covid, in Italia, non tornano. Ne è convinto Andrea Crisanti, direttore Dipartimento di Microbiologia Molecolare Università di Padova

. “Oggi nel nostro Paese abbiamo 30-40 decessi al giorno, a fronte di un numero ridicolo di infezioni”, dice il microbiologo a 24 Mattino su Radio 24. “Evidentemente c’è una discrepanza ingiustificabile perché in tutti gli altri paesi d’Europa e del mondo il rapporto è di uno a mille rispetto ai numeri dei casi e dei decessi”, ragiona Crisanti. “Significa che dovremmo avere anche noi un numero molto più grande di contagi e non si capisce situazione”.

Quindi il professore lancia un monito: “La gente pensa ‘abbiamo 1000 casi, è finito tutto’, invece non è finito tutto”. Nessun complotto, ovviamente. Secondo Crisanti il problema è nella strategia dei test: “Quello che conta è chi fa i tamponi, se noi nel computo mettiamo tutta la gente che si fa il tampone perché deve andare a lavorare, fa il tampone per lasciapassare sociale, è chiaro che lì le incidenze sono bassissime”. Al contrario “se i tamponi vengono usati, ad esempio per la sorveglianza nelle classi, il risultato è completamente diverso”.

Per il microbiologo la formula è quasi matematica: “In genere bisogna prendere il numero di decessi, dividerlo per due e moltiplicarlo per 1000, quindi avendo tra i 30 e 40 decessi avremmo tra i 15mila e i 20 mila contagiati in Italia”. Nel bollettino Covid di ieri 10 ottobre si sono registrati 27 decessi e 2.278 nuovi casi. Secondo il ragionamento di Crisanti, i contagi sarebbero dovuti essere quasi sei volte il numero comunicato dal ministero della Salute.
Green pass

Crisanti parla anche di Green pass, definendolo “un’anomalia”, dal momento che “la protezione del vaccino per quanto riguarda l’infezione dopo sei mesi, si passa dal 95 al 40 per cento, quindi aver protratto la validità del vaccino da 6 mesi ad un anno non ha nulla di scientifico”. Il certificato verde “è una misura per indurre la popolazione a vaccinarsi, abbiamo raggiunto livelli importanti di vaccinazione”.

Nel mirino del professore anche “il fatto del tampone dopo due/tre giorni”. Per Crisanti “non c’è nulla che giustifichi misure di questo genere perchè una persona si può infettare il giorno dopo oppure quando fai il tampone puoi essere ancora infetto a livelli bassi e dopo tre giorni hai una carica pazzesca”.

E ancora: “Il Green pass per avere un impatto sulla trasmissione dovrebbe essere limitato a quelli che hanno fatto la seconda dose entro sei mesi e a chi ha fatto il tampone dopo le 24 ore. É chiaro che questa non è una cosa praticabile, no?”.
Scuola

Crisanti torna anche sul tema scuole e sulle nuove indicazioni che hanno eliminato la quarantena per la classe in caso di un “solo positivo” al Covid-19, prevedendo un monitoraggio per i compagni con test rapido o molecolare. “È un approccio pragmatico – commenta il direttore del dipartimento di Microbiologia – se c’è un positivo in classe sarebbe opportuno fare un tampone molecolare a tutti i compagni e poi rifarlo dopo 3 giorni”. E aggiunge: “Se poi si cominciano a fare i test antigenici, che hanno una sensibilità minore allora l’approccio diventa meno efficace, ma diciamo che nel caso della scuola anche gli antigenici potrebbero trovare una giustificazione”. Quindi conclude: “Ho sempre sostenuto che le quarantene di 14 giorni o anche di 10 non avevano una giustificazione se c’erano i mezzi per fare lo screening”.