Dalla rottamazione al carrozzone: altri parlamentari passano con Italia Viva

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Roma – La trovata renziana è la seguente: per ogni iscritto a Italia Viva, pianteranno un albero. Ed era scontato che i giovani rampanti seguaci di Renzi facessero propria la finta battaglia ecologista nata dalla ragazzina svedese, esattamente come lo è il progressivo passaggio di parlamentari verso il neo partitino del Renzi.  Un carrozzone senza arte né parte

La Boschi annunciò la scorsa settimana a Stasera Italia che entro un lasso di tempo ridotto sarebbero confluiti altri parlamentari nel gruppo Italia Viva e che tra un anno staremo parlando di altre percentuali di gradimento, assai più rilevanti rispetto alle attuali che danno il partito di Renzi al 4%.

Catello Vitiello, giorni or sono, ha spiegato su Facebook il suo ingresso nel partito con delle argomentazioni capaci di far venire in brividi: “La mia decisione di aderire al gruppo parlamentare di Italia Viva – spiega – affonda le sue radici nella volontà di portare il territorio che rappresento al centro del dibattito parlamentare e di una nuova visione di crescita del Mezzogiorno”. Prosegue con il racconto dei suoi valori “liberali, ispirati a un europeismo moderno che esalti le nostre risorse, umane e territoriali, rappresentano la ragione che mi ha indotto ad accettare la proposta di Renzi”.

Il meccanismo che rende la famosa proposta di Renzi (quale proposta?) suadente è la solita rivoluzione rottamatrice che vorrebbe trasformare il Parlamento in una centrifuga continua in cui proposte, opposizioni e progetti si uniscono in un vortice vertiginoso da cui non deve e non può emergere un programma definito, coerente e in grado di ricalcare, seppur con delle innovazioni, i filoni ideologici classici.

Definirsi al di sopra dei vecchi schemi serve per fuggire dall’incasellamento cui tutti sono soggetti e da cui nessuno può scappare, dovendo così render conto a un ordine ideologico capace di mettere i cialtroni con le spalle al muro. Dirsi liberali consente di insinuare in alcuni elettori, forse di Forza Italia e forse del Pd, il dubbio dell’appartenenza. Null’altro. Erodere il consenso agli altri partiti arrivando ad una percentuale che garantisca d’essere importante, se non utile, in un contesto proporzionale e non più maggioritario. Ciò che Renzi vuole niente ha a che fare col governo del Paese. Cinque anni fa, nel 2014, ottenne oltre il 40% alle elezioni europee facendo saltare il tavolo dei vecchi schemi. Ebbene, da quel risultato incredibile, qualcuno ha mai sentito parlare di un programma politico che vada oltre le clausole di salvaguardia da disinnescare o gli alberi da piantare per rendere green la nostra vita? Non è accaduto e non accadrà mai perché il renzismo non vuol governare: preferisce avere il potere di impedire che altri lo facciano. E, probabilmente, si tratta della vera forma di potere.
Italia viva: il “gender” della politica

La narrazione succulenta dei neo quarantenni rampanti in stile Yuppies, che accompagnano i vecchi all’ospizio e ne prendono il posto, perde di senso nel momento in cui anche queste nuove leve decidono di piegarsi ai meccanismi classici per i quali la politica è “sangue e merda”. Niente da dire, nel senso che il principio di realtà impone di prenderne atto e di farci a cazzotti, ma è giunto il momento di porre la parola fine a questo romanzo d’appendice per il quale ogni poco, dopo ogni loro fallimento, re-inizia il racconto posticcio di un futuro da agguantare, di un benessere da inseguire, di una casta da abbattere, il tutto nel nome della rispettabilità purchessia che l’Italia deve cucirsi addosso per non sfigurare di fronte ai paesi europei.