Donato Carrisi – La casa senza ricordi – Milano, Longanesi, 2022, 400 p. (236)

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Un particolare tipo di giallo, questo di cui parliamo, ingarbugliato, se vogliamo definirlo con una sola parola, oltre che strano, nel quale un ipnotizzatore, o meglio un “addormentatore di bambini”, Pietro Gerber, il migliore di Firenze, si trova a decifrare un caso complicatissimo, con un altro ipnotista che gioca con lui come il gatto col topo tramite… l’inconscio di un bambino che ha in cura, Nico

Nico è stato ritrovato nottetempo mentre vagava da solo in un bosco da un’allevatrice di cavalli che da un po’ di tempo si sveglia tutte le notti alla stessa ora e – “il mistero delle 3,47!” – è costretta a recarsi in quel preciso luogo del bosco dove verrà ritrovato quel bimbo: nel Vallo dell’Inferno. Il bambino inizialmente non parla, poi comincia una lunga storia, a puntate, nella quale si capisce che non è lui a confidarsi ma un’altra persona, un adulto, dotato degli stessi segreti del mestiere di chi indaga, che ha condizionato più persone con ipnosi e richiami particolari per raggiungere alcuni suoi scopi che rimarranno fino alla fine misteriosi o non del tutto spiegabili.

Le vicende di Nico si intrecciano via via con quelle del suo plagiario (l’affabulatore) che  attraverso lui parla – nelle varie sedute con Gerber – della sua infanzia, soprattutto di “un orco” che apparentemente ha fatto scomparire i suoi genitori ed ha occupato la sua casa diventando “lo zio” in attesa di una compagna che diventerà la nuova mamma di Nico. Il tutto con richiami e relazioni ad un passato di circa 22 anni prima, pure coinvolgendo il padre, deceduto, di Pietro, anch’egli ipnotizzatore: il signor B.
Una selva di illusioni, inganni, trappole, condizionamenti visivi, allucinazioni e fatti raccapriccianti, avvenimenti di ieri e di oggi, si propongono nella lettura, nel corso della quale il lettore spera sempre di trovare il “perché” ed il “percome”, ma invano: capisce appena che “è così e basta”.

Anche alla fine non tutto viene esaustivamente spiegato ma vengono solo accennati i vari finali delle storie che sono state intrecciate, lasciando a chi legge la ricostruzione completa di quanto accaduto.

E’ un giallo particolare, questo, anche perché – asserisce l’autore nelle note finali – “…le pratiche ipnotiche presenti nella storia sono effettivamente utilizzate nelle terapie, gli effetti prodotti sono esattamente quelli descritti”, e questo ci preoccupa un po’ in quanto scopriamo che molte cose possono accadere ad individui ignari (probabilmente non a tutti ma a quanti già predisposti) senza che se ne accorgano, con comportamenti, azioni e discorsi di cui non sanno spiegare le origini o, addirittura, si dimenticano di averli detti o compiuti.

In  un certo senso – ma a dirla francamente in tutti i sensi – è un giallo originale, ricercato, non comune, nel quale comunque, come sempre, sono i classici sensi ed istinti oltre che le azioni umane a determinare i comportamenti dei personaggi: quelli dettati dall’istinto di sopravvivenza, di vendetta, di amore, gelosia o odio, dalla gratitudine o derivanti dal significato che ognuno dà alla propria vita.
Un altro argomento che colpisce in questa storia è il miscuglio, l’intreccio, delle vite private di alcuni personaggi, e quindi degli avvenimenti reali, sia con alcuni fatti che ne cambiano normalità e routine, sia con quella del misterioso – mai reale e contraddistinto, mai “incontrato direttamente” – manipolatore da remoto di Nico e di altri, compreso, come detto, il nostro, pur bravo e capace nel suo mestiere, Gerber che, al ritrovamento del bambino, viene ufficialmente incaricato di indagare e scoprire quanto accaduto dal Giudice Baldi, della Procura.

Infine ci sono alcuni particolari che colpiscono ed intrigano: un mazzo di tulipani gialli consegnati alla ex moglie – i suoi fiori preferiti –  dell’ipnotista in modo ingarbugliato e misterioso, una scritta incisa su un muro del retro di una stalla dell’allevatrice – “mamae” mamma -, un incomprensibile SMS: “ti aspetto” trovato da Gerber nel suo cellulare… particolari che hanno, sì, spiegazioni razionali ma le finalità per cui sono avvenuti non saranno del tutto comprensibili.

Il giallo si conclude con una ennesima scomparsa di un bimbo, Dario, che improvvisamente trova un pallone blu col quale gioca fino a quando sua madre Elisa non lo vede più.

Forse è la storia di Nico che si ripete… chissà.
Magari Carrisi vorrà scrivere un “sequel” a questo romanzo, continuando la storia e gli avvenimenti fin qui narrati.
Bisogna aspettare per saperlo!

Franco Cortese Notizie in un click