Donazioni record: i grandi industriali spingono Calenda

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L’ultimo big a mettere mano al portafoglio è stato Maurizio Tamagnini presidente del consiglio di Sorveglianza di STMicroelectronics e amministratore delegato di Fsi

il Fondo strategico italiano partecipato da Cassa depositi e prestiti. L’8 marzo del 2021 Tamagnini ha donato 10 mila euro ad Azione, il partito di Carlo Calenda, unendosi alla lunga lista di manager e imprenditori che stanno scommettendo denari sul candidato sindaco di Roma.

Sebbene continui a essere considerato un partito piccolo – l’ultimo sondaggio, realizzato da Swg il 10 maggio, lo dà al 3,7 per cento – Azione è anche uno dei movimenti più ricchi d’Italia, almeno in termini di donazioni. Gli ultimi dati pubblici a disposizione raccontano che, solo tra gennaio e marzo di quest’anno, il movimento che dice di ispirarsi ai valori “del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo” ha ricevuto in regalo 92 mila euro. Sommando tutte le donazioni incassate nell’ultimo anno, il totale fa 370mila euro. Non male per un partito che nell’ultimo bilancio pubblicato dichiara un solo dipendente.

Ciò che colpisce di più, però, è che i soldi incassati da Azione provengono quasi esclusivamente da imprenditori. Un caso abbastanza unico tra i partiti italiani, che invece si finanziano soprattutto con le donazioni dei propri eletti. D’altra parte, di parlamentari Azione ne ha ben pochi: quattro in tutto, fra Camera e Senato, cui si aggiunge Calenda stesso, eletto all’Europarlamento. Nessuno di loro ha mai versato un euro al partito.

Tra gli sponsor di Azione ci sono nomi noti dell’economia e della finanza italiana. Ai 10 mila euro versati da Tamagnini si aggiungono i 5 mila euro donati nel febbraio scorso da Davide Serra. Il finanziere con base a Londra, fondatore e amministratore delegato del fondo Algebris, nell’ultimo anno ha regalato in tutto 19 mila euro al partito di Calenda. Altri 10 mila euro sono stati bonificati a febbraio da Alessandro Riello, presidente di Aermec, gruppo veneto da 700 dipendenti specializzato nella produzione di climatizzatori.

Poi c’è la Finregg spa della famiglia Storchi (il presidente, Fabio Storchi, guida Unindustria Reggio Emilia) , che a fine 2020 ha scucito ben 25 mila euro per sostenere il leader di Azione.

Ha scommesso una fiche da 5 mila euro anche Rubinetterie Bresciane Spa, azienda che produce valvole, parte del gruppo Bonomi, 600 persone alle dipendenze dei fratelli Carlo e Aldo Bonomi, quest’ultimo già vice presidente di Confindustria.

D’altronde il legame tra Calenda e gli imprenditori italiani non nasce oggi. Prima di fare il ministro dello Sviluppo economico nei governi guidati da Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, il candidato sindaco di Roma ha lavorato per Confindustria, prima come assistente personale dell’allora presidente, Luca Cordero di Montezemolo, poi come direttore dell’area strategica affari internazionali.

E infatti uno dei maggiori sponsor di Azione fin dalla nascita, nel 2019, è stato Gianfelice Rocca, patron della multinazionale dell’acciaio Techint, membro di vari Consigli di amministrazione (Allianz, Brembo, Buzzi Unicem), già vice di Montezemolo a Viale dell’Astronomia e oggi consigliere speciale di Confindustria per le scienze biologiche. Solo nell’ultimo anno Rocca ha donato al partito di Calenda 20 mila euro, cui si aggiungono i 5 mila euro versati da Maurizio Marchesini, attuale vice presidente di Confindustria con delega alle filiere e alle medie imprese.

I bonifici più pesanti sono arrivati però da due imprenditori della moda, la cui fama va ben oltre i confini nazionali. Da quando Calenda ha annunciato la sua candidatura a primo cittadino della Capitale, nell’ottobre scorso, Pier Luigi Loro Piana e Patrizio Bertelli (marito della stilista Miuccia Prada e amministratore delegato dell’omonimo gruppo) hanno donato 50 mila euro a testa al partito di Calenda. Segno che il mondo degli affari ha già scelto il suo sindaco ideale per Roma.

Stefano Vergine