Dpcm, il caso Genova scuote Speranza: “Non escludo altri interventi mirati”

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GENOVA – Entro domenica “vedremo i nuovi dati e se necessario ci saranno altre ordinanze”, cioè altre zone rosse o arancioni. Il ministro della Salute Roberto Speranza spiega quelle che potrebbe essere l’evoluzione. Il nuovo Dpcm è entrato in vigore da poco più di 24ore ma già all’orizzonte si fanno largo possibili modifiche alle tre zone di rischio al momento identificate con le singole regioni.

Il caso della Liguria è emblematico così come quello di Napoli e della Campania e non è escluso che si possa arrivare a un innalzamento dell’allerta per specifiche aree, questa volta Covid e non metereologica, per la Città metropolitana di Genova. In questo senso il governatore Giovanni Toti è stato chiaro: “Non escludo che nelle prossime ore si debbano fare valutazioni su misure aggiuntive o sul collocamento delle regioni. È un gioco di incastri tra i dolori che si provocano al sistema sanitario e al sistema economico”.

L’assist arriva dal ministro Speranza che spiega come “il Dpcm prevede che il ministro possa intervenire su una Regione, non su una Provincia. Ma sull’area metropolitana può intervenire il presidente”. E potrebbero presto arrivare novità. Il quadro della diffusione del Covid in Liguria è chiaro.

Degli attuali 1.393 ospedalizzati 904 sono a Genova e pesano sulle strutture sanitarie che si stanno mobilitando per accrescere i posti letto. La distribuzione cittadina vede 352 ricoverate al San Martino, 70 all’Evangelico, 194 al Galliera, 19 al Gaslini, 252 al Villa Scassi, 15 al Gallino e 2 al Micone. Cosi come vale il dato sugli attuali positivi che in tutta la Liguria sono 16.371 oltre 10mila sono nella città metropolitana di Genova ovvero il 63,2% di tutti i positivi in Liguria. Tenendo conto che in tutta l’area vive circa il 55% della popoLazione ligure.

Prima dell’ultimo Dpcm le tensioni tra regioni e governo non sono mancate. Ora i ripetuti incontri stanno portando a una maggiore serenità e il dialogo per capire come agire là dove sono presenti alcuni focolai è continuo. Nessuna reale trattativa “ma i tecnici del ministero si confronteranno con quelli delle Regioni – spiega Speranza -. C’è un modello standardizzato, i criteri sono lì da 24 settimane e se per tre settimane una Regione non dà i dati diventa zona rossa”.

La decisione di collocare una regione in un colore piuttosto che un altro è arrivata con la valutazione di 21 criteri diversi suddivisi in tre aspetti principali:indicatori riguardanti la capacità di monitoraggio, indicatori sulla trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari e gli indicatori sulla capacità diagnostica e sulla gestione dei contatti. Il quadro dei casi positivi al Covid in Italia, regione per regione, ogni 100 mila abitanti, elaborato dalla Fondazione Gimbe sulla base degli ultimi dati della Protezione civile dice che la Liguria registra 754 contagiati ogni 100mila abitanti.

Nel conteggio dei positivi figurano tutti coloro che sono in isolamento, coloro che sono ricoverati nei reparti di medicina e pneumologia (definiti non critici) e coloro che sono ricoverati nelle terapie intensive. Al primo posto c’è la Valle d’Aosta con 1.725 casi ogni 100mila abitanti, poi la Provincia autonoma Bolzano (1.326), Lombardia (1.167), Piemonte (1.100), Campania (1.072), Toscana (1.057), Umbria (1.007), Veneto (896), Lazio (794), E-Romagna (756), Liguria (754), Abruzzo (654), Marche (606), Friuli Venezia Giulia (556), Sardegna (469), Molise (460), Provincia autonoma Trento (450), Basilicata (415), Sicilia (390), Puglia (388), Calabria (230).