e parole sul Sud sono tratte dall’intervista di Mattei alla Rai in Basilicata, 29 luglio 1961

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In questi giorni si evoca spesso la “ricostruzione”, anche se l’epidemia non è una guerra, l’immagine è impropria. Non ci sono macerie e città bombardate. C’è un mondo che si fermato e va rivitalizzato, ci sono realtà da rigenerare, divari da colmare. Tuttavia, c’è uno “spirito della ricostruzione”, fatto di idee, battaglie sociali, politiche e istituzioni, che occorre recuperare.

Uno dei più grandi protagonisti di quella stagione, Enrico Mattei, era nato oggi nel 1906 ad Acqualagna, per poi trasferirsi a Matelica e a Milano, combattere tra i partigiani e contribuire con l’Agip e l’Eni, forse più di ogni altro individuo, allo sviluppo industriale del nostro Paese.
Mattei rivendicava le sue radici operaie, la cultura del lavoro, l’importanza della formazione, per proiettare l’Italia nel Mediterraneo, nelle grandi sfide della politica globale. Mattei avversava, più di ogni altra cosa, gli stereotipi contro gli italiani, le caricature contro la capacità di fare, di reagire, di progettare il futuro del nostro popolo.

Una volta in Basilicata disse: “Ci siamo portati dietro la triste leggenda di un Sud palla di piombo al piede dell’Italia. Tutto questo non è vero. Dobbiamo smentirlo nel modo più deciso”. Quello di Mattei è un esempio ancora attuale, nell’ambizione nazionale, nella giustizia sociale, nel ruolo delle istituzioni pubbliche per lo sviluppo, nell’interdipendenza tra i territori. Riprendere quel filo, corrispondere a quell’eredità: da qui passa, ancora oggi, lo sviluppo dell’Italia.

Peppe Provenzano