Fino al 19 settembre 2021 Diego Cibelli presenta “L’Arte del Danzare”

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L’Arte del Danzare assieme a cura di Angela Tecce e Sylvain Bellenger nell’ambito del ciclo di mostre-focus “Incontri sensibili” Museo e Real Bosco di Capodimonte – Napoli Tre concetti chiave guidano il mio lavoro: incontro, relazione e dialogo. Vorrei esplorare il modo in cui le persone possono creare una connessione con il paesaggio che le circonda e come questa connessione ispiri il flusso della storia (Diego Cibelli) La mostra “Diego Cibelli. L’Arte del Danzare assieme” (13 maggio – 19 settembre 2021) al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a cura di Angela Tecce e Sylvain Bellenger, è inserita nel ciclo di mostre-focus “Incontri sensibili” in cui artisti contemporanei dialogano con la collezione storica del Museo e Real Bosco di Capodimonte. L’esposizione è frutto della collaborazione istituzionale con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee-Museo Madre ed è inserita tra le iniziative nazionali di “Buongiorno Ceramica” programmate per il weekend del 15 e 16 maggio 2021 e organizzate dall’AICC-Associazione Italiana Città della Ceramica, cui partecipa anche il Comune di Napoli.

La sensibilità artistica di Cibelli e la sua ricerca volta ad indagare l’insieme delle relazioni tra uomo e paesaggio attiva una serie di referenze culturali e visive, di grande impatto e di assoluta raffinatezza. Cibelli affronta l’ ‘incontro sensibile’ con le collezioni di Capodimonte partendo dallo studio ‘devoto’ delle stampe della ricchissima collezione del conte trentino Carlo Firmian, conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe del museo (v. scheda allegata) e dalla conoscenza dell’antica arte della porcellana. Da esse trae ispirazione per creare le sue opere, realizzate proprio per questa mostra, utilizzando tecniche diverse.

Cibelli cattura il reticolo visivo delle stampe che intreccia e sovrappone senza sosta trasformandolo in un ‘basso continuo’ che fa da sfondo a tutte le opere. Nasce così l’idea di un parato che riveste la sala espositiva e cattura il visitatore in una dimensione avvolgente. Una composizione nuova che richiama la tecnica del restauro a ‘pastiche’, esito di un gioco di sovrapposizioni di immagini digitali modificate e catturate nei giorni trascorsi nel Gabinetto Disegni e Stampe di Capodimonte e negli archivi della Biblioteca Nazionale di Napoli. Le collezioni ceramiche del Museo e Real Bosco di Capodimonte, composte dalle più importanti manifatture europee, spesso giunte a Napoli come doni diplomatici dalle varie dinastie (porcellane della Manifattura di Wedgwood, della Manifattura Poulard-Prad, della Manifattura di Meissen e i biscuit della Real Fabbrica della Porcellana di Napoli) dialogano con una doppia tipologia di vasi realizzati dall’artista.

Da un lato la serie ‘Mascagni’, detta così perché ispirata al volume Anatomiae Universae del 1823 di Paolo Mascagni (1755-1815) composto da 44 carte di tavole anatomiche a colori esposto in sala grazie alla gentile concessione del MUSA Museo Anatomico dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”: vasi dalle silhouettes fantasiose con lunghi bracci che ne amplificano la tridimensionalità, in un’ideale corrispondenza tra l’opera e il corpo umano con i suoi ‘vasi’ sanguigni, venosi e arteriosi, che si diramano sempre più sottili. Dall’altro una serie di vasi ispirati alle stampe Firmian, 20mila incisioni dall’enorme valore storico-artistico riunite in 227 volumi con le legature originali in cuoio marocchino conservate nel Gabinetto Disegni e Stampe di Capodimonte, e al volume Le Antichità di Ercolano Esposte del 1757 della Biblioteca nazionale di Napoli “Vittorio Emanuele III”. Quest’ultimo è un volume di incisioni di alta qualità con testi di accompagnamento dei reperti provenienti da tutti gli scavi intrapresi dai Borboni nel Golfo di Napoli (Pompei, Stabia ed Ercolano).

Questa serie di vasi di Cibelli presenta sulla superficie i segni grafici delle stampe da lui studiate, moduli capaci di riprodursi all’infinito, nel continuo rimando visivo tra le opere esposte. I vasi sono, allo stesso tempo, opere e supporto di altre opere: grazie ad alcune fessure laterali si trasformano in metaforici leggii per sostenere lastre in rame raffiguranti sempre le stampe Firmian e altre suggestive illustrazioni come L’uomo galleggiante di Oronzio De Bernardi, incise nella Stamperia Reale fondata da Carlo di Borbone nel 1748 per far fronte alle necessità proprie dell’apparato politicoamministrativo del nuovo Regno. Tra le finalità predominanti della Stamperia c’era quella di provvedere alla “pubblicazione della grande opera di Ercolano con i suoi papiri”. Per la corte di Napoli, da poco insediatosi, le scoperte di Ercolano rappresentavano un progetto politico ed editoriale insieme, e per intraprendere un’iniziativa così ambiziosa fu istituita la Reale Accademia Ercolanese. La sobrietà delle opere, pur ispirata da una molteplicità di fonti figurative, dimostra quanto Cibelli sia interessato agli aspetti concettuali dell’abitare. Il suo ‘incontro’ con il passato inventa uno spazio, un ambiente che coinvolge le sue particolari installazioni contemporanee.

“Tre concetti chiave guidano il mio lavoro: incontro, relazione e dialogo. Vorrei esplorare il modo in cui le persone possono creare una connessione con il paesaggio che le circonda e come questa connessione ispiri il flusso della Storia. Mi interessa dare agli oggetti un valore antropologico e capire la relazione che creano con la Storia” spiega Cibelli. In mostra il visitatore potrà ammirare anche i sei dipinti di Carlo Saraceni (Venezia 1578/83 – 1620) della Collezione Farnese, ispirati alle “Metamorfosi di Ovidio” da cui sono tratti i miti rappresentati: Volo di Icaro, Caduta di Icaro, Seppellimento di Icaro, Ratto di Ganimede, Salmace ed Ermafrodito e Arianna abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso (1605-1608 circa). I dipinti, eseguiti a olio su rame, si caratterizzano per l’utilizzo di una composizione asimmetrica e per la luminosa fusione atmosferica. Il loro dialogo con le altre opere esposte passa attraverso i concetti di trasformazione, cambiamento in cui appare emblematica la vicenda di Dedalo e la fuga di Icaro che obbliga anche il visitatore a richiamare un rapporto labirintico con l’altro.

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