Focus sul mercato del lavoro in USA

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FIRMA PROTOCOLLO E VISITA AL NUOVO CENTRO MECHATRONICS PROTOTYPINC FACILITY AL POLO MECCATRONICA DI ROVERETO TRENTO 3 APRILE 2017 FOTO PAOLO PEDROTTI

L’ultimo attesissimo report sul mercato del lavoro in USA ha riservato sorprese positive e negative. Il numero dei nuovi occupati è risultato assai deludente (un minimo per l’anno) soprattutto in settori quali l’intrattenimento, l’ospitalità e l’istruzione che dovevano beneficiare della riapertura delle attività e la ripresa delle scuole.

Invece la disoccupazione a sorpresa è scesa al 4.8%, conseguenza di una riduzione della forza lavoro (tasso di partecipazione al 61.6%). Un rischio potenziale proviene poi dall’aumento dei salari orari, fonte di costi aggiuntivi che le imprese devono affrontare.

Vanno fatte però alcune considerazioni: la debolezza del mercato del lavoro in USA è sostanzialmente legata a un fattore di carenza di offerta, su cui agisce sia la variante Delta sia una tendenza degli americani a non ritornare sul mercato del lavoro (vedasi il basso tasso di partecipazione). I salari in crescita sono la logica conseguenza degli sforzi operati dalle aziende per contendersi i lavoratori all’interno di un mercato molto tirato.

Dal momento che, tuttavia, la domanda di lavoro resta sempre molto solida (come dimostrato dalle posizioni lavorative aperte “superiori” al numero dei disoccupati), non vi è motivo per la Fed di cambiare idea sul tapering, il cui inizio resta fissato per novembre (prevista riduzione di acquisti titoli per 15 mld al mese) e il termine per la metà del 2022.

Sono le spinte inflazionistiche che un mercato del lavoro così rigido e una domanda di beni e servizi sempre elevata si portano dietro, ciò che deve preoccupare maggiormente la Fed, già alle prese con l’inflazione da materie prime: il dilemma di un po’ tutte le banche centrali globali è se inasprire la politica monetaria per combattere l’inflazione in un momento delicato per l’inflazione da materie prime e strozzature lato offerta, oppure rinunciare ad agire rischiando di disancorare le aspettative.

Le difficoltà emergono anche nelle indagini sulle piccole e medie imprese: qui i punti più importanti che emergono sono da un lato la difficoltà di assumere lavoratori qualificati e la conseguente pressione sui piani di retribuzione e dall’altro la volontà di aumentare i prezzi finali di vendita. Un binomio pericoloso.