Giuseppe Decarlini, Stemmario dei vescovi di Tortona (1221-1996), Castelnuovo Scrivia (AL), Fidia soc. coop., 2014, 95 p. (210)

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La varietà delle letture è praticamente “infinita”; oltre al grande filone della narrativa vi sono argomenti storici, scientifici, artistico-culturali … ed ancora, noti, altri di ampio respiro ed altri di contenuto ridotto… insomma, per tutti i gusti.

Oggi vi proponiamo un libro particolare, di argomento circoscritto e dai contenuti limitati, ma non per questo meno degno di attenzione poiché, anche non vivendo nella diocesi di Tortona – quindi lontano dai personaggi e dall’ambiente in questione – dalla sua lettura s’impara qualcosa di nuovo e si conoscono alcune curiosità, giunte a noi attraverso “la nebbia” di circa 700 anni di storia religiosa di quei territori.

L’autore, Giuseppe Decarlini, giornalista, studioso di storia locale, collaboratore tra l’altro del settimanale diocesano Il Popolo ed autore di numerose pubblicazioni, si è avvalso nelle sue ricerche della collaborazione di Ernesto Stramesi (economo diocesano ed autore anche lui di pubblicazioni) e del disegnatore di stemmi araldici Enzo Parrino, che collabora dal 2008 con www.araldicavaticana.com.

Sono presentati – ben esposti e disegnati – 39 vescovi con i loro “armi” illustrati ed i loro, più o meno succinti, profili relativi al vissuto pubblico di ognuno, leggendo i quali ci si può immergere, oltre che nella cronaca locale, anche negli avvenimenti della storia nazionale, come il trovarsi di fronte al documento napoleonico, di Torino, del 24 termidoro anno 11 (12 agosto 1803), col quale vengono soppresse alcune diocesi, tra cui quella di Tortona, che sarà ripristinata con territorio profondamente modificato solo il 17 luglio del 1817.

Sfogliando gli interessanti profili vescovili (tre prelati sono stati vescovi ausiliari; alcuni sono poi diventati cardinali), scopriamo le caratteristiche del comportamento umano in questa fascia molto ristretta del vivere religioso con tanti risvolti laici, nelle varie epoche. Come l’adesione di alcuni vescovi ai poteri materiali e militari del territorio espressi dal signore o signorotto di turno, la ribellione (anche in tribunale) a scelte che avrebbero danneggiato la Chiesa, la dedizione di alcuni nel correggere con direttive e punizioni i comportamenti poco consoni del clero e la tanta cura prodigata nel curare le anime della propria diocesi, le visite pastorali e l’indizione di sinodi, le ristrutturazioni o edificazioni di chiese, …

Scopriamo anche, però, che qualcuno non è stato proprio perfetto nella condotta morale di uomo e nella sua funzione, tanto da essere accusato delle peggiori nefandezze, persino di omicidio (ma siamo alla fine del ‘400).

Da non perdere, infine, l’importante lettura della ricca di notizie Prefazione di monsignor Sergio Pagano, vescovo titolare di Celene (in Galizia) e Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano. Tra l’altro, in essa apprendiamo che i primi ad usare dei simboli araldici furono i guerrieri dell’XI secolo: il primo documentato è di Goffredo V, conte di Anjou, detto Plantageneto, nell’anno 1127; mentre per gli ecclesiastici comparvero solo nel XIII secolo. Nella Prefazione si apprende anche come devono essere composti e letti correttamente gli stemmi (non è facile)…

Insomma, concludendo, dopo questa lettura abbiamo imparato ad apprezzare “il patrimonio” storico, economico, artistico, culturale e simbolico racchiuso in uno spazio estremamente piccolo, com’è quello delle “armi” episcopali. …. e non è poco!

Franco Cortese Notizie in un click