Grand Canyon: le rocce striate dal fiume Colorado

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Questa immensa fossa scavata dal fiume Colorado ha la vertiginosa profondità di 1,6 km, è larga in media 15 e si allunga per quasi 450 km. In un determinato tratto di 21 km, si potrebbe collocare l’intera isola di Manhattan e sarebbe ancora necessario un binocolo per osservare la cima dei grattacieli che si innalzano dal basso

I suoi aspetti e colori mutano con il trascorrere delle ore e delle stagioni. All’alba le rocce striate del versante opposto, molto distanti e tuttavia apparentemente così vicine da poterle toccare, sono laccate d’oro e d’argento sopra gli azzurri abissi sottostanti. Le mattinate primaverili riempiono la profondità di nebbia che sembra abbastanza solida da potervi passeggiare sopra con le racchette da neve.

La luce lunare inonda gli spazi di colori che vanno dal bianco all’indaco e il tramonto accende le rupi più in alto di un color rosa cupo. La maggior parte della pioggia evapora prìma di raggiungere il fondo dell’abisso, sicché in basso, vicino al fiume, la terra è un arido deserto.

Per contrasto il North Rim (“Orlo settentrionale”), molto più alto del South Rim (“Orlo meridionale”), è coperto da nevi artiche fino a maggio inoltrato. Fra questi due estremi, le gradazioni del clima fanno passare dalla tundra ai boschi temperati e alle foreste di conìfere. Come quando si scala una montagna, ogni 300 m di quota in più si ha una variazione del clima, paragonabile a un viaggio di 500 km in pianura in direzione nord.

La storia del canyon è scritta nelle diverse età delle rocce man mano che esse emergono strato dopo strato dalle profondità. La più bassa è la Inner Corge, dove scorre il Colorado. Due miliardi di anni fa la roccia nera faceva parte di una catena montuosa alta come l’Himalaya, le montagne furono consumate fino a diventare pianure e sostituite da un mare poco profondo. Il calcare depositato sul fondale contiene i fossili dei plancton che hanno un miliardo di anni.