Ho smesso perché non mi piaceva più l’ambiente

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Quando ho lasciato poi mi sono messo in viaggio. Ho girato in tutto il mondo, cento nazioni in tre anni. Dopo una carriera di soli hotel e stadi, volevo vedere nuovi posti. Ovunque mi riconoscevano non tanto perché fossi famoso io, quanto per la popolarità planetaria del calcio. Ho capito la grandezza di questo sport, la sua forza comunicativa. Mi sono detto: devo usarla per scopi benefici. Così ho creato una fondazione, dove lavoriamo con le onlus locali. Poi dovevo conoscere il mio paese. Mi chiedevano spesso del Giappone e io ne sapevo poco. Spesso mi vergognavo di questa mia ignoranza. Così decisi di scoprirlo a fondo, in questi anni l’ho setacciato tutto. Non il volto iper tecnologico delle città. Volevo conoscere quello della tradizione, del saper fare artigianale”.

E’ stato senza alcun dubbio il giocatore nipponico più forte ad aver giocato in Serie A. Quando ancora in Italia si giocava il miglior calcio al Mondo.

“Purtroppo non è più al livello di quella in cui giocavo io. Una decina di anni fa c’erano campioni di livello mondiale, adesso il livello è molto più basso. Quello italiano per me resta il calcio migliore, ma so che non è così per tutti. Si finisce sempre a parlare di calciomercato e qualità dei giocatori, ma ci si dimentica che tutto è legato alle condizioni economiche del paese. Io sono convinto che la Serie A tornerà ad alto livello, ma prima dovrà farlo l’economia italiana. Tutto nasce di conseguenza”.

Fonte: Eurosport fonte calcio totale facebook