Hong Kong, governo ritira contestata legge su estradizione

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Il parlamento di Hong Kong ha formalmente ritirato la proposta di legge di modifica della norma che regola l’estradizione di sospetti verso altri paesi. Il ritiro formale segue l’annuncio a settembre del capo dell’esecutivo Carrie Lam, che si era pubblicamente impegnata a rinunciare alla legge dopo averla precedentemente sospesa, nel tentativo di riportare le strade di Hong Kong alla calma.
La norma sull’estradizione è stata ritirata dal ministro per la sicurezza John Lee. E’ stata la discussione sulla sua modifica – e il timore che si arrivasse a più facili estradizioni verso Pechino – a scatenare la protesta di piazza che non si è placata neppure dopo l’impegno di Lam alla cancellazione della nuova norma.

Nel frattempo è stato anche rilasciato questa mattina il sospetto omicida il cui caso di estradizione è stato all’origine dell’annunciata riforma che ha scatenato la protesta di piazza a Hong Kong. Chan Tong-kai, 20 anni, residente a Hong Kong, è accusato di aver assassinato la compagna incinta mentre erano in vacanza a Taiwan. Uscendo dal carcere si sarebbe inchinato ai media, avrebbe chiesto perdono alla famiglia della compagna e al popolo di Hong Kong, stando a quanto riporta il South China Morning Post.

La mancanza di un accordo di estradizione tra Hong Kong e Taiwan fa sì che Chan abbia scontato al momento solo una condanna a 18 mesi di reclusione per furto di beni appartenente alla compagna. Chan ha riferito di volersi recare a Taiwan, dove è ricercato per omicidio ma Taipei non può per legge inviare ufficiali per scortarlo a Taipei ed esclude la possibilità che l’imputato viaggi senza scorta. Hong Kong non può istruire il caso perché – così è stato argomentato – tutte le prove e gli elementi necessari sono a Taiwan.

Il caso è all’origine del tentativo del capo dell’esecutivo di Hong Kong Carrie Lam di riformare la legge sull’estradizione con Taipei, una riforma che però avrebbe modificato anche le norme relative all’estradizione verso Pechino. Di qui la protesta di massa.