I senatori scrivono a Speranza: “Noi categoria a rischio, fateci il vaccino”

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Da giorni sono in pressing su Federico Marini, potente direttore del polo sanitario Palazzo Madama che più che un medico, ora che il timor panico da Covid morde, è diventato come il profeta per tanti senatori. Che lo fermano, lo assediano, lo implorano. La richiesta è sempre la stessa: quand’è che noi senatori potremo vaccinarci?

Perché il fortino è caduto: anche a Palazzo Madama si registrano contagiati. Insomma: “il VIRUS circola anche tra noi” come ha scritto allarmata la pia senatrice dell’Udc Paola Binetti a tutti i colleghi senatori per chiedere che mettano la firma a una sua proposta da sottoporre al ministro della Salute Roberto Speranza affinché li includa nelle categorie a rischio con diritto a una corsia preferenziale rispetto alla punturina che salva la vita: “Cari Colleghi, questa è una semplice interrogazione urgente al ministro perché voglia facilitare la vaccinazione di tutti noi senatori. Certamente sapete che sono ormai almeno una quindicina i colleghi che hanno contratto l’infezione. Non saprei dirvi in quale versione, se per esempio si tratta della variante inglese che tende a diffondersi più velocemente. Ma gli epidemiologi esperti dicono che con questo ritmo alla fine di marzo potrebbero esserci almeno una cinquantina di persone colpite”.
Insomma a questi ritmi si rischia la paralisi dell’alta funzione di un ramo del Parlamento. Che non ci sta a mettersi in fila e ad aspettare il suo turno specie perché si sente scavalcato. Perché il Piano vaccinale del ministero privilegia chi è più avanti con l’età o chi è a maggior rischio per le condizioni di salute pregresse. Ma pure particolari categorie comunque esposte: docenti e personale delle scuole, forze armate, secondini e detenuti, rispetto ai quali i senatori non si sentono da meno. E Binetti lo ricorda mentre prega gli altri inquilini di Palazzo ad aderire numerosi alla sua iniziativa per costringere Speranza a intervenire per la loro causa. “Se volete firmare la interrogazione basta un ok di risposta a questa mia email. Credo che ne valga la pena anche come segno di attenzione al lavoro che svolgiamo”.
Ed ecco dunque che fioccano gli ok, anche se qualcuno arrossisce. Perché dopo le leggi ad personam ora si tratta di metterci la faccia su una norma ad Senatum destinata a diventare un precedente nella storia repubblicana. E vallo a spiegare agli italiani che lavorare a Palazzo è un mestiere ad altissimo rischio come stare in corsia o tra i banchi o più di andare in fabbrica o in ufficio dopo essersi avventurati sui mezzi pubblici in cui si viaggia ancora stipati. Ma tant’è, l’interrogazione è bell’e pronta.

In virtù della “età media dei senatori, alcuni dei quali con patologie pregresse, e le condizioni di stress e di rischio che i viaggi settimanali comportano per loro oltre alla molteplicità delle relazioni, che sia pure con la massima prudenza, sono tenuti a mantenere in virtù del loro ruolo, si chiede di sapere se il ministro non ritenga ormai utile, necessario e improcrastinabile procedere alla vaccinazione urgente dei senatori, considerando sia la loro età media sia il ruolo che svolgono, non meno a rischio di quello dei docenti e delle forze armate, categorie ormai considerate prioritarie nel nuovo Piano urgente per le vaccinazioni”. (di Ilaria Proietti – Il Fatto Quotidiano)