IL CASHBACK DI CONTE VS IL CASHBACK DI SALVINI: TROVA LE DIFFERENZE

0
80
coltorti

A dicembre, il governo Conte 2 ha avviato il Cashback di Stato, una misura che stabilisce un rimborso del 10%, a favore dei consumatori con bonifico successivo, su acquisti fatti con modalità elettronica nei negozi fisici

L’obiettivo era quello di incardinare una vera e propria rivoluzione nei pagamenti, in grado di portare il livello di evasione fiscale del nostro Paese a livelli accettabili, disincentivando i pagamenti in contanti in favore dei pagamenti elettronici (siamo 23esimi in Europa per pagamenti senza contante).

Lunedì sera la cabina di regia di Palazzo Chigi ha deciso di sospendere l’incentivo un anno prima rispetto a quanto stabilito, e subito è arrivato Salvini a intestarsi la paternità della decisione: “L’abbiamo chiesta noi, perché ogni miliardo di euro secondo noi va reinvestito in lavoro e in sostegno alle imprese. Ognuno deve essere libero di fare la spesa pagando come e dove vuole“, ha detto il leader del Carroccio. Certo, pagando in contanti e senza avere scontrino o ricevuta, così il gettito fiscale diminuisce e la pressione fiscale aumenta, mentre allo Stato non entrano soldi sufficienti per finanziare i servizi ai cittadini. E ci rimettiamo tutti.

Ma del resto, cosa ci si può aspettare dal leader del partito del 15%? Il parallelismo sorge spontaneo: da una parte c’è Giuseppe Conte che ti rimborsa 150 euro di spesa ogni sei mesi, dall’altra Matteo Salvini che, a fronte di una nomina in un cda di una partecipata, ti richiede indietro il 15% dello stipendio che hai perché nominato in quota Lega. Trovate voi le differenze…

Mauro Coltorti