Il leghista #Borghi è l’ultimo di uno stuolo di politici di destra che non sopportano domande sulla vaccinazione

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Lo è in modo specialmente maleducato, secondo la sua indole

Ma non si distacca (se non per la speciale maleducazione) dalla modalità media dei leader di destra, secondo i quali la vaccinazione è un fatto privato e nessuno deve permettersi di ficcare il naso nei fatti privati.
Sta di fatto che la vaccinazione è invece, per sua stessa natura, un fatto pubblico, perché tutela non solo e non tanto il singolo (che ha pieno diritto di contrarre la peste bubbonica o il beriberi, se gli fa piacere), ma la comunità, che magari, di contrarre la peste bubbonica e il beriberi, non ha nessuna voglia.

Ci si vaccina in quanto membri di una comunità. Perché si hanno a cuore, a parte gli affaracci propri, i destini del prossimo. E ci si vaccina anche a dispetto delle proprie fobie o inclinazioni private, perché non si vive per proprio conto, ma insieme agli altri.
Certo la percezione degli altri, e dunque dei limiti degli affaracci propri, è il passaggio fondamentale all’età adulta. Chi non si vaccina è dunque, prima di tutto, un bambino.

Il bambino Borghi, il bambino Salvini, la bambina Meloni e tutti gli altri bambini di destra non sono partecipi della campagna di vaccinazione non perché sono cattivi (come, magari, gli piacerebbe essere), ma perché non sono adulti. Suvvia, bambini di destra, bambina Giorgia, bambino Matteo e bambini di supplemento, fate uno sforzo: crescete. Prendete atto di essere adulti in una società adulta.

L’infantilismo non si addice a chi, incredibile ma vero, ha responsabilità pubbliche.

Michele Serra