Il nostro amico Paladino

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Tutti noi enigmisti abbiamo uno pseudonimo. E anche il nostro amico Giuseppe Panini (1925 – 1996) aveva il suo: noi lo conoscevamo come Il Paladino.

Ma tanti italiani e anche stranieri lo conoscevano, pur non avendo mai visto il suo volto: lui era Giuseppe Panini, cioè “quel Panini lì”, quello delle figurine che collezionavamo tutti da piccoli, e qualcuno anche da grande. La famiglia Panini era composta da quattro fratelli e quattro sorelle, che soprattutto con la guida di Giuseppe riuscirono a costruire un impero, ma soprattutto a far sognare e divertire generazioni intere di giovani.

Ma, parlando di enigmistica, ricordo che il gruppo emiliano di solutori e creatori di giochi era molto ben nutrito, e Il Paladino ne faceva parte. E ad un certo punto, proseguendo con la sua attività imprenditoriale, Giuseppe ebbe l’idea di creare la BEI, cioè la Biblioteca Enigmistica Italiana, ospitata nei locali della sua azienda. Parecchi anni dopo la morte del suo fondatore, la BEI si è trasferita ed ora ha la sede a pochi chilometri di distanza, a Campogalliano, in Piazza della Bilancia, e vi si trovano moltissime riviste di enigmistica finora pubblicate.

Le classiche Settimana Enigmistica e Domenica Quiz ci sono tutte, dal primo numero, e poi ci sono anche collezioni complete delle riviste destinate solo gli abbonati, con giochi particolarmente ostici, e concorsi per gli autori. E queste riviste sono decine e decine: ora ne restano poche, fra le quali la centenaria Penombra, ma un tempo proliferavano e anche gli enigmisti appassionati erano tanti.

In questi giorni sono passato, per la prima volta, a Campogalliano, per curiosare nella biblioteca e ho avuto tante piacevoli sorprese. Intanto ho visto su parecchie copie della Settimana Enigmistica di 40 anni fa miei cruciverba, che di solito comparivano a pagina 33. Poi, avendo modo di sfogliare annate diverse, mi sono accorto di come sia cambiato lo stile dei giochi, e quelli pubblicati anni fa oggi non potrebbero venir ospitati sulle pagine delle riviste.

Infine, anche parlando con gli amici che custodiscono la Biblioteca, ho avuto conferma che la lingua italiana è un patrimonio grandissimo di parole che possiamo maneggiare e rielaborare; i nostri giochi non hanno simili in nessuna altra lingua, e quindi sta anche a noi enigmisti custodire e diffondere questa nostra cultura, e ringraziamo il Paladino per avercene dato la possibilità.

Giorgio Dendi