Il nuovo Documento Programmatico di Bilancio segue criteri assistenziali piuttosto che di sviluppo economico

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Il Documento Programmatico di Bilancio, approvato ieri, e inviato al controllo della Commissione europea, prevede una manovra di 23 miliardi

Il cui aumento del deficit sarà in parte coperto dall’aumento del Pil, dal già previsto 4,4% all’attuale previsione del 5,6%.

Il piatto forte di questa manovra è costituito dall’alleggerimento dell’imposizione fiscale, dal taglio del cuneo fiscale e dalla diminuzione del’Iva sugli assorbenti (tampon tax) dal 22 al 10%. In totale ci sarebbero 8 miliardi in meno di tasse.

Il resto del programma segue le linee tradizionali di assistenza di tale tipo di documento .

È previsto un miliardo per il pagamento (alle multinazionali) delle bollette di luce e gas, 3 miliardi alle piccole e medie imprese, proroga del superbonus per la ristrutturazione degli edifici fino alla fine del 2022 e, per quanto riguarda condomini e case popolari, per tutto il 2023, 2 miliardi per i vaccini e due miliardi per il fondo sanitario, prolungamento del reddito di cittadinanza con lo stanziamento di 8,8 miliardi per il 2021 e 8,8 miliardi per il 2022.

A queste notizie sono da aggiungere quelle che riguardano gli aspetti più strettamente economici. Il ministro Orlando ha assicurato che i lavoratori della Whirlpool non saranno licenziati, mentre il ministro Giorgetti, ha dato notizia che il capitale dell’ILVA apparterrà al 60% allo Stato dal maggio 2022, con l’acquisto di azioni da parte di Invitalia.

Il quadro generale che ne risulta pone in evidenza che il governo non si preoccupa minimamente dell’aumento del debito, e immediatamente impegna, per i bisogni imminenti, la previsione di un debole aumento del Pil.

In realtà ciò che impensierisce molto è che il governo non fa nulla per difendere dagli assalti del mercato generale il patrimonio pubblico del Popolo italiano, che viene lasciato alla possibile acquisizione di potenze straniere non più assicurando ai lavoratori la difesa del loro posto di lavoro.

Una visione estremamente ottusa, che contrasta in modo netto con la nostra Costituzione, la quale, sostituendo la nozione di Stato singola persone giuridica, prevista dallo Statuto Albertino, con un soggetto plurimo, e cioè il Popolo, ha trasformato il concetto di proprietà pubblica, da proprietà privata dell’Ente pubblico a proprietà pubblica demaniale del Popolo (art. 42 Cost.), costituendo così una sorta di demanio costituzionale inalienabile, inusucapibile e inespropriabile, che assicura che la ricchezza italiana rimanga nel nostro territorio, anziché essere esposta all’acquisizione di potentati stranieri.

Tutto il patrimonio pubblico, appartenente a Enti pubblici o Aziende pubbliche è stato trasformato in S.p.A. e cioè in un’offerta ai potenti, con conseguente impoverimento generale del nostro Paese e a favore, soprattutto, degli Stati forti dell’Europa.

È questa la critica fondamentale che sento di dover palesare nei confronti di questo Documento Programmatico di Bilancio, che a mio avviso non si preoccupa della riduzione del debito, dello sviluppo economico e dei diritti dei lavoratori e praticamente lascia tutti nell’attuale situazione di disagio economico e finanziario.

E tutto in pieno contrasto con gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 11, 41, 42 e 43 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.

Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”