Il suolo è una risorsa naturale non rinnovabile

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Occorrono circa 500 anni per formare 2 centimetri di suolo fertile mentre in Europa ogni anno scompaiono circa 45 mila ettari di suolo per effetto dell’urbanizzazione. In particolare, la situazione del nostro Paese è assai preoccupante con un quarto del territorio oggetto di un profondo stato di degrado del suolo. La tendenza negativa si registra, soprattutto, nelle regioni che negli ultimi anni hanno vissuto processi significativi di crescita urbana.
Erosione, dissesto idrogeologico, perdita di produttività e sostanza organica, incendi, aumento della frammentazione degli habitat naturali unito all’urbanizzazione, perdita di fertilità causata dall’abuso di fertilizzanti e sostanze chimiche, lavorazioni troppo ripetute, erronee pratiche di irrigazione, stanno distruggendo la sostanza organica del suolo.
Non a caso uno degli obiettivi più importanti dell’Agenda 2030 dell’ONU sullo sviluppo sostenibile riguarda proprio la ‘Land degradation neutral world’, ovvero la capacità di fermare nei prossimi 10 anni la crescita del degrado del suolo, risorsa decisiva per la vita sulla terra.
Per questo, nella Giornata mondiale del suolo che si celebra oggi, dobbiamo sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore del suolo che è indispensabile per garantire il futuro dei sistemi agroalimentari e l’accesso ai principali servizi ecosistemici. Una gestione sostenibile e una salvaguardia dei terreni, infatti, significa mettere al sicuro, oltre alla produzione e alla sicurezza alimentare, tutti i servizi ecosistemici a esso legati.
Gli organismi del suolo hanno un ruolo determinante nel promuovere la produzione alimentare, proteggere la salute umana, riparare all’inquinamento ambientale e contrastare i cambiamenti climatici. Prendersene cura, significa tutelare il futuro dell’uomo sul pianeta.