Il Trojan non è un compagno di Ettore, il mitico rivale di Achille; non è un avversario degli Achei che ha impegnato gli stessi per 10 anni in un assedio protrattosi per 10 anni e conclusosi grazie ad un cavallo; il Trojan detto anche “captatore”, è l’avversario formidabile di chi è sistema e pensa che la politica sia accordi sottobanco che riguardino ad esempio incarichi pubblici e che naturalmente debbono essere nascosti fino alla fine all’opinione pubblica; di chi propone emendamenti a parlamentari asserviti o disponibili a mercimonio per favorire non l’interesse collettivo, bensì interessi di aziende private, di gruppi vicini a singoli politici (forse per ottenere grazie agli stessi appunto solo e soltanto vantaggi per sé); di chi pensa che il Parlamento sia una Camera di regolazione di interessi di parte, e non di esaltazione e tutela dei diritti dei cittadini, dei lavoratori, della parti più deboli della società.
Il Trojan è quello strumento che ha fregato tal Palamara, magistrato di cui conosciamo ora le gesta, i propositi, spesso disdicevoli, e tali da mettere in ridicolo il corpo della magistratura italiana tutta.
E questo tremendo oggetto, che rende ogni cellulare un potenziale informatore degli inquirenti, fa enorme paura a chi appunto, da esponente del vecchio sistema, usa il doppio registro della comunicazione: una privata, in cui fare schifezze, piegarsi a ricatto, imporre ricatti; ed una pubblica, in cui si è, con l’ipocrisia dei peggiori, puri, determinati, illibati.
Questo è il Trojan, il captatore.
E grazie ad esso i processi contro i colletti bianchi potrebbero aumentare a dismisura, per la sua caratteristica di cogliere propositi e fatti corruttivi gravi.
Noi non ne abbiamo paura.
Il sistema sì, ed è per questo molti hanno mal di pancia ora…