Inflazione Germania, Francia e Usa: il lunghissimo miglio verso il target

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I dati relativi all’inflazione in Germania, Francia e Stati Uniti, pubblicati nel corso della settimana, sono stati generalmente in linea con le aspettative degli operatori ma non ancora in linea con il target della stabilità dei prezzi delle Banche Centrali

Scendendo nel dettaglio dei dati dell’Eurozona riferiti al mese di febbraio, in Germania il Consumer Price Index si è attestato al 2,5% su base annuale (0,4% mensile), in Francia al 2,9% (0,8% mensile), in Spagna al 2,8% (0,3% mensile): seppur in linea con le attese e in un trend in diminuzione, l’inflazione continua a dimostrare una certa resilienza, nonostante siano passati quasi due anni dall’inizio della politica monetaria ultra-restrittiva della Bce e nonostante entrassero in gioco questo mese effetti base positivi (uscito dal computo il dato – elevato – relativo al mese di febbraio 2023).

Spostandoci Oltreoceano, il PCE americano (Personal Consumer Expenditure) pubblicato ieri e riferito al mese di gennaio ha messo in luce un’inflazione al 2,4% (0,3% mensile). Ha rialzato la testa l’inflazione PCE core allo 0,4% (sui massimi dell’ultimo anno) ma grazie al contributo positivo degli effetti base, a livello annuale l’Indice “core” si è attestato al 2,8%.

Da evidenziare che il maggior contributo all’incremento dei prezzi è stato apportato dai prezzi dei servizi che si mantengono “sticky”.

In estrema sintesi, guardando ai dati pubblicati sulle due sponde dell’Atlantico, si ha l’impressione che seppur il terreno di decelerazione dei prezzi sia ben tracciato verso il basso, la discesa verso il target del 2% permane lenta e farraginosa: percorrere l’ultimo miglio sta richiedendo notevoli sforzi, sicuramente ben maggiori rispetto a quanto avevano stimato gli operatori. Inoltre, non sono ancora giunti i chiari segnali di inflazione al livello target del 2% che le Banche Centrali vogliono vedere prima di invertire le rotte di politica monetaria.

I dati relativi all’inflazione sono stati accolti con cauto ottimismo dai mercati dato che sono state confermate le aspettative e non ci sono state brutte sorprese: reazioni positive sul mercato dei bond con rendimenti in calo sia in Eurozona che negli Stati Uniti. Ora l’attenzione è rivolta alla prossima riunione della Bce che si terrà giovedì 7 marzo in cui non ci si attende alcuna variazione dei tassi d’interesse in quella riunione ma di captare indicazioni riguardo alle future mosse di politica monetaria.