La crisi aperta da Salvini consegnerà al Paese il governo più a sinistra della storia

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5 Stelle (vetero-socialisti, assistenzialisti e dirigisti) più il Pd in mano agli ex Pci Zingaretti e Orlando, più la sinistra radicale di Leu.

Il “capolavoro” politico di Salvini rischia di essere un autogol per tutti quei milioni di cittadini liberali, popolari e riformisti che credono in un altro tipo di Paese, dove merito, dinamismo, impresa, lavoro, talento, cultura, serietà sono al centro. Tra quei cittadini ci sono anche quelli che hanno votato Salvini per mancanza di alternative, cittadini che non sono sovranisti ma non voteranno mai a sinistra. Certamente il governo giallorosso che sta nascendo li mette in imbarazzo tanto quanto quello appena defunto gialloverde. Come mette in imbarazzo anche quei liberal posizionati “a destra del centrosinistra” che non saranno più rappresentati. Non a caso uno come Carlo Calenda è pronto a uscire dal Pd (a mio avviso non avrebbe mai dovuto entrarci).

Nel frattempo Urbano Cairo su Il Foglio di lunedì ha fatto capire bene come uno spazio liberale oggi in Italia manchi: la domanda politica c’è, manca l’offerta. Il terremoto politico di agosto da questo punto di vista può accelerare la costruzione di questo spazio politico.