La terza dose è “per sempre”

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Oggi parte ufficialmente la campagna per la somministrazione delle terze dosi di vaccino. Ma quanti mesi durerà l’efficacia?

Se non ci fosse ancora il 30 per cento di italiani, inclusi gli under 12, da vaccinare con due dosi sarebbe questa la domanda. La risposta di Sergio Abrignani, immunologo del Cts, è «per sempre», cioè la terza dose costituirebbe quella conferma dell’immunizzazione necessaria a resistere nel tempo alla variante Delta e per questo «l’orientamento è darla a tutti gli italiani nel 2022».

In Israele, dove dal 30 luglio si è iniziato a somministrarla agli over 60 a partire da 5 mesi dalla seconda dose, si stanno raggiungendo risultati che fanno discutere. Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine dimostra che su oltre un milione di persone chi ha ricevuto la terza dose di Pfizer in agosto ha avuto una probabilità 19 volte minore di ammalarsi gravemente e 11 volte di contagiarsi rispetto a chi ha fatto due dosi.

Più in generale, secondo gli studiosi la terza dose ha riportato l’efficacia del vaccino Pfizer vicino a quel 95 per cento che c’era in origine contro la variante Alfa. Per questo, mentre in Italia viene prevista da oggi per le persone fragili e per gli operatori sanitari, Israele ha esteso il richiamo a tutta la popolazione adulta. L’ulteriore richiamo si sarebbe reso necessario dopo i dati sulla durata dell’immunità provenienti sia da Israele sia dagli Stati Uniti.

Di recente, il Centro per il controllo e la prevenzione americano ha calcolato che fino a quattro mesi dalla seconda dose Pfizer la protezione contro la malattia grave sarebbe del 91 per cento, mentre poi scenderebbe al 77. Moderna terrebbe al 92, mentre Johnson&Johnson calerebbe al 71. Si tratta però di dati parziali, che variano a seconda dell’ampiezza degli studi e dalle età delle persone considerate, per questo l’autorità americana, la Fda, ha suggerito la terza dose solo agli over 65 e ai fragili e un articolo su Lancet di un gruppo di scienziati, tra cui autorevoli esponenti dell’Oms, ha definito le prove attuali per un richiamo generalizzato insufficienti.

In Italia intanto l’Istituto superiore di sanità ha da poco certificato l’efficacia delle due dosi contro l’infezione al 77 per cento, la malattia grave al 93 e la terapia intensiva e i decessi al 96. Non sono disponibili i risultati dei singoli vaccini, però si sa che circa metà degli italiani è coperto da Pfizer, e mentre si cerca ancora di concludere il primo ciclo di protezione di tutta la popolazione grazie al Green Pass si tratta comunque, a nove mesi dall’inizio della campagna, di percentuali tali da consentire di prendere tempo in sicurezza per valutare l’utilità di una terza dose generalizzata.