La variante Delta infastidisce i mercati

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Gli ultimi giorni sono stati piuttosto tribolati in Europa, con i mercati azionari che spesso all’interno delle giornate hanno accumulato dei passivi a causa del comprensibile nervosismo per il diffondersi della variante “delta” del Covid in Eurozona. Nel Regno Unito sono in aumento i casi mentre in USA ed Europa hanno smesso di scendere.

Ormai la variante “Delta è dominante in UK (99%), Russia e Indonesia (>90%) e quello che fa la differenza è il tasso di vaccinazione: nei paesi dove è elevato l’impatto sulle ospedalizzazioni è modesto con risultanti abbastanza rassicuranti. Infatti, le ospedalizzazioni e le morti crescono molto poco (se prendiamo UK come benchmark) colpendo principalmente tra i non vaccinati, e si sta aprendo una divergenza tra i grafici di casi e ospedalizzazioni che tende a confermare l’efficacia dei vaccini nel trasformare il Covid in un’influenza normale.

La situazione è più preoccupante è quella nei paesi emergenti, dove i livelli di vaccinazione sono bassi e le possibilità di accelerare scarse. Anche in Asia la situazione è più indietro e solo la Cina riesce a recuperare rapidamente, vaccinando quasi l’11% della popolazione alla settimana.

Il Sud Africa ha adottato nuove misure di contenimento (chiusura scuole per 2 settimane e divieto di organizzare eventi) proprio perché il paese ha meno del 5% di vaccinati. In Israele, dove i casi sono tornati a salire, al momento si è deciso contro nuove misure. In Russia e Indonesia, infine, la mortalità sta salendo.

L’impatto di tutto ciò si riflette nella spaccatura in due dei dati economici e negli indici azionari: nei paesi avanti con le vaccinazioni la crescita è in ripresa mentre nei paesi emergenti (e in quelli più indietro con le vaccinazioni) comincia ad affiorare qualche segnale di rallentamento soprattutto nel settore dei servizi.

All’interno degli indici invece si insidia una rotazione settoriale con progressiva penalizzazione del settore viaggi e tempo libero, dei ciclici e delle banche e favore per difensivi, pharma, e tecnologia (il sottopeso di quest’ultima ha anche causato la sottoperformance dell’Europa vs USA). Il mood si è riflesso anche in parte sui tassi, cosa che ha pesato sulle banche europee.

Via libera ai dividendi per le banche

A supportare il settore bancario sono arrivate però alcune buone notizie: innanzitutto il via libera ai dividendi e ai piani di buyback da parte della FED, ha spinto le principali banche USA a rivelare i piani di remunerazione degli azionisti. Morgan Stanley, Goldman Sachs, JP Morgan e BoFA hanno aumentato le proprie politiche sui dividendi. Ad esempio, Morgan Stanley ha raddoppiato i dividendi trimestrali e pianificato un piano di buyback da $12 miliardi entro giugno 2022. Un percorso simile è stato intrapreso da JP Morgan, GS, BoFA e Wells Fargo.

Sul fronte europeo sono arrivati spiragli positivi di apertura sui dividendi da parte della sorveglianza BCE (la decisione sarà presa il 23 luglio) e probabilmente sarà dato il via libera da settembre. Immediato l’impatto sui titoli bancari che ha attenuato l’effetto negativo dovuto all’appiattimento delle curve. L’allentamento dei vincoli che hanno frenato la distribuzione dei dividendi in Europa verrà confermato dagli ultimi discorsi della Bce. Si prevede di abrogare la raccomandazione sui dividendi, i quali torneranno a essere staccati dalla fine del terzo trimestre del 2021.

BCE e meeting OPEC+

In Europa sembra emergere con maggior forza una differenza di opinioni fra le diverse “anime” della BCE in merito alle prossime mosse. Da un lato il membro del comitato esecutivo Panetta ritiene che le misure straordinarie adottate dalla BCE debbano essere mantenute fino a che l’economia della zona euro non sia uscita completamente dalla crisi, mentre dall’altro Weidman (noto falco) ha un parere del tutto opposto e sottolinea la straordinarietà delle misure attuali e l’auspicio di un veloce termine delle stesse.

Non accenna ad arrestare la sua corsa (né a correggere temporaneamente) il petrolio con il WTI che ormai supera i 75$ al barile, dal momento che i Paesi Opec+ sembrano orientati verso un incremento della produzione molto cauto. Il meeting non si è ancora concluso ma sembra che l’aumento della produzione verrà fissato, su proposta di Arabia Saudita e Russia, a 400.000 barili/giorno a fronte dei 500.000 attesi. I prezzi del greggio Wti agosto hanno toccato temporaneamente i massimi dal 2014 (76,22), facendo impennare le previsioni di alcune case di investimento che vedono una prossima carenza di offerta di petrolio capace di portare il prezzo del petrolio in area 100$.