La visione draghiana del futuro di questo paese è evidente

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Ed è altrettanto evidente che combaci perfettamente con gli interessi e gli obiettivi dell’establishment finanziario ed industriale

Le figure dell’attuale premier e del capo di Confindustria sono perfettamente sovrapponibili. L’affermazione trova conforto nelle azioni esercitate fino ad ora dal divino dragone e dalla volontà di riempire il suo esecutivo di turbo liberisti. Basta che Bonomi respiri, che subito dopo il tanto osannato e presunto liberal-socialista, si adegui al messaggio contenuto nella respirazione del falco confindustriale.

Esempi ne abbiamo a bizzeffe. Il frettoloso dietrofront sulle sanzioni da applicare alle aziende che, pur avendo goduto di contributi statali o incentivi, decidono di delocalizzare. Il progetto di allungare a tre mesi la durata minima dei contratti di lavoro, pare finito in cantina.

A ciò si aggiungano: il sostanziale azzeramento dei benefici economici per le famiglie, previsti dalla prima versione (quella di Conte) dell’assegno unico per i figli minori e l’eliminazione del cashback. Il RdC viene poco modificato (nessuno mi venga a dire che sia stato migliorato, perché non è così) solo per le pressioni di Conte. Di salario minimo, misura necessaria in un paese che ha visto un sostanziale decremento degli stipendi accompagnato da un irragionevole aumento della precarietà, nessuno parla più.

Sono fra quelli che restano convinti che la nostra presenza nel governo possa disinnescare ed abbia disinnescato bombe peggiori. Però sono convinto, tuttavia, che sia opportuno uno smarcamento, un marcare il territorio, soprattutto in questo surreale clima di santificazione del dragone. Conte ha detto chiaramente “questo non è il nostro governo”, quando ha sottolineato che l’intervento del Movimento abbia evitato guai peggiori. È poco. Bisogna comunicare con più forza un minimo di demarcazione, tracciare una linea di confine.

E, purtroppo, perdonatemi ma lo devo sottolineare, le giubilanti manifestazioni di soddisfazione di Di Maio, consegnate ai giornalisti dopo la riunione sulla manovra di bilancio, vanno in opposta direzione.

E non rappresentano assolutamente gli umori e le opinioni della base del Movimento. La curiosa coincidenza di “soddisfazioni” con Brunetta che dice “i risparmi sul RdC andranno a finanziare l’abbassamento delle tasse”, le pizze in compagnia di Giorgetti, l’affermazione fatta in televisione che “con Giorgetti, con i ministri della Lega e con gli altri, io ci lavoro benissimo”, invece di fare percepire lo smarcamento, la creazione di una linea di confine, danno l’impressione di una magnifica “corrispondenza di amorosi sensi”.

Siamo al governo per evitare misure ancora più nefaste e per difendere il poco delle conquiste fatte e che rimangono, non per diventare draghiani ed, ancora meno, per essere messi nel calderone.
Le elezioni, prima o poi arriveranno. Bisogna cominciare a prepararle da adesso, con la leadership indiscussa ed indiscutibile di Conte ed un territorio politico ben marcato. I rischi sono altissimi e numerosi.

Giancarlo Selmi